oggi cambiamo “musica” sì proprio così, oggi mi punge vaghezza di parlarvi proprio di musica, e di un disco che ho faticato moltissimo a reperire ai suoi tempi, cominciamo con una prefazione puntuale di uno che sapeva di letteratura e che scrisse alcune cose in cui io credo molto
“Sostengo che essa(la letteratura) è l’unica risorsa, insieme alla musica, alla “pedagogia degli oppressi” e alla ribellione in favore del liberamente umano (…) che resti a disposizione di chi non voglia essere scivolato nella vasca della
saponificazione globale.”
(Armando Gnisci)
il titolo del disco “”Talking Timbuktu” si può definire evocativo e rievocativo allo stesso tempo, un grande viaggiatore come Bruce Chatwin ci racconta Timbuktu come la città del mito , centro culturale per eccellenza e d’altra parte oggi centro del Mali uno dei più poveri paesi del mondo. ecco la musica di questo disco è proprio evocativa e rievocativa, rivolta al passato, al presente e magari anche al futuro.
questa musica è la storia dell’incontro tra due mondi molto diversi, tra la sabbia del Mali e la Florida, tra il sonhai e il blues, tra chitarre elettriche, calabash e congas
è l’incontro tra Ry coder e Ali Fatka Toure,
alì scrive le camzoni e Ry lo accompagna assecondandolo sempre
sono dieci pezzi che io penso vadano oltre i generi, lenti a volte dilatati, ripetitivi negli accordi e nei riff delle chitarre, sono peazzi dove si notano incroci tra stili differenti e spesso inaspettati
ho avuto la sensazione di una musica spontanea quasi che due mondi diversi si toccassero
Alì diceva: “”quello che voi chiamate blues, per me è sonhai, tanghana, tradizioni musicali del mio paese, se Hooker è i rami e le foglie, io sono le radici e il tronco. Il blues è la musica che l’America ha fatto propria senza riconoscere il suo debito verso l’Africa””
la voce di Toura canta in diverse lingue, Songhai, Bambara, Peul e Tamasheck e racconta d’amore, di donne, di felicità e l’unico pezzo in francese (la lingua coloniale) è Keito e parla del reclutamento dei giovani africani per una guerra che neppure conoscevano
Ali Farka Toure è nato a Nyafunkè, villaggio vicino Timbuktu. Cominciò a suonare sin da bambino, costruendosi il suo primo liuto (djerkel) con una scatola di sardine. Per molti anni suonò nei festival del Mali con un gruppo di colleghi, insieme a i quali lavorava su una barca ambulanza. Solo quarantenne iniziò la carriera solistica che lo portò ad errare attraverso l’ Europa e gli Stati Uniti, affrontando enormi difficoltà (sfruttamento da parte della prima casa discografica) e raccogliendo lentamente sempre maggiori consensi e riconoscimenti prestigiosi come il Grammy Award. Ritiratosi (forse definitivamente) dal mondo musicale, vive nel suo villaggio, dove è considerato una guida spirituale, dedicandosi a coltivare i campi. Per lui questa attività è una sfida, una speranza e un monito per il suo paese affinché le campagne non vengano abbandonate: “Per la mia gente coltivare è indispensabile. Ancora oggi c’ è chi non ha da mangiare. E quando si soffre la fame non si possono nutrire ambizioni. Si può solo pensare a come riempire lo stomaco.”
Ry Cooder è nato a Los Angeles. E’ uno straordinario chitarrista e un grande conoscitore delle radici musicali nordamericane. E’ autore di numerosi lavori per il cinema (basti ricordare la colonna sonora di Paris,Texas). C’ è chi considera la sua intera opera come una lunga colonna sonora per l’epoca in cui ha vissuto e per le epoche che ha immaginato di vivere (Scaruffi). E’ noto anche per aver omaggiato insieme a Wim Wenders la tradizione cubana con il progetto del Buena Vista Social Club e per la collaborazione con musicisti di culture diverse dalla propria.
Anch’io ho dedicato un post a un disco che ho faticato moltissimo a reperire: https://wwayne.wordpress.com/2020/05/14/il-mio-primo-amore/
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sono andata a vedere!! bel film e buona musica!
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Corro a risponderti nel mio blog! 🙂
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yes
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Buongiorno, altro giro, altro regalo: ma quante ne sai?
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😀😀beh sai diciamo che ho solo qualche mese più di te😂😂😂 conta sai!!
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Sì, questione di giorni 😉
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Non esageriamo qualche medetto🤣🤣🤣
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oh che bella musica, grazie! 😀
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Merci!!
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mi ricorda le prime comunità africane qui in città e le loro feste 😉
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Certo la musica africana ha strumenti e sonorità qualche volta simili
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qualche volta sì 🙂
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👍
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😉
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Ma che musica particolare! C’è sempre da imparare qualcosa di interessante da te, figo!😁🤗
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Ma grazie!!
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ma grazie!
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Sempre cose nuove e sempre belle. Grazie, perché fai cultura in modo semplice e immediato, senza farla cadere dall’alto…
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Non potrei farla cadere dall’alto arrivo in punta di piedi al metro e sessanta!!!🤪🤪grazie sempre
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Grazie a te. Non è questione di altezza 😃, ma di dire le cose in modo che tutti possano capirle e apprezzarle e che nessuno si senta stupido. E’ una dote che pochi hanno… Eri un’insegnante?
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si insegnavo però la terribile matematica e fisica!! e mi piaceva molto insegnarla in maniera diciamo alternativa!
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Comunque l’approccio si vede, ed è quello giusto.
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Grazie davvero sei molto gentile!!
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🙂
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Mi associo a quanto sopra, riesci sempre a incuriosire con proposte interessanti. La musica è davvero particolare. Della colonna sonora di Paris, Texas (come tutte quelle dei film di Wenders è superlativa) non sapevo molto, né del suo autore. Grazie, come sempre!
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Se qualcosa del mio essere “curiosa” del mondo arriva mi fa molto piacere! E grazie a te
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Sono andato a salti…. non è il mio genere.
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ahahah a salti!!
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