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Nizar Qabbani o dell’amore e delle donne

Il poeta siriano Nizar Qabbani con la moglie tanto amata Balkis Al-Rawi. Il 15.12.1981, un attentato all’ambasciata irachena a Beirut, dove lavorava Balkis come addetta stampa, la porta via per sempre. “Ero nel mio ufficio, a Hamra Street, quando sentì un’esplosione che mi scosse la vena giugulare. Un terremoto interno. Non so come ebbi a dire in quel momento: ‘Dio aiutami’. Mi arrivò la notizia, dissi come fuori di me: ‘Balkis è andata’. Le schegge di quelle parole sono ancora nel mio corpo. Balkis era la mia vita, il mio rifugio e il mio inchiostro” Dirà Nizar Qabbani.

vorrei ricordare le donne in un momento in cui si parla di loro,e della violenza che troppo spesso le riguarda , parlandovi di Nizar Qabbani e della sua poesia, ha cantato le donne e il suo amore per esse
conobbe anche la complessità dei problemi legati alla condizione della donna, una sua poesia “Incinta” fece molto rumore nel mondo arabo, raccontava di una fanciulla sedotta e abbandonata, che non vuole dare un padre alla sua creatura
ed anche le prime righe di”Diario di una donna disincantata” incitano la donna d’Oriente a prendere coscienza di sè ..


“”Insorgi! Vorrei che tu insorgessi
Insorgi contro quest’Oriente di prigionieri, di ospizi,
d’incenso!
Insorgi contro la storia, vinci il pregiudizio!
Non temere nessuno…..”


ho amato questo poeta , che ho conosciuto verso i vent’anni per legami familiari, ho conosciuto una parte dell’amore attraverso i suoi versi sensuali, dolcissimi
nasce a Damasco nel 1923, si laurea in legge sempre a Damasco e nel 1945 intraprende la carriera diplomatica e assume incarchi importanti al Cairio, Ankara, Londra, Beirut. Pechino, Madrid, Parigi,
nel 1966 per gravi motivi personali abbandona la vita pubblica e scrive, scrive e non solo d’amore, ma anche di politica
Qabbani si può; sicuramente considerare uno dei piu’ raffinati e tormentati esponenti della poesia araba contemporanra, per la sua vitalità. spregiudicatezza, per il suo essere continuamente alla ricerca di emozioni, un menestrello sempre pronto a cogliere uno sguardo languido e a cantarlo
la donna è per lui , un po’ angelo e molto essere sensuale, egli diceva sempre;“”La vita priva del calore femminile sarebbe non pensabile””

,,,,,,Nelle mie vene c’è una donna
cha cammina con me tra le pieghe del mantello.
Sibila, soffia nelle mie ossa,
sì che fa del mio petto un focolare…,,,,,,,

non ha mai cantato un amore vago ed etereo, ma le struggenti emozioni che la donna in lui suscita, felicità amarezza, desiderio, nostalgia
per lui non esiste “La Donna” ma tante donne, vere, ingenue o maliziose, ma sempre creature fatte di carne
egli è spontaneo ed istintivo, immediato nella espressione e i suoi versi contengono metafore ed immagini che riprendono a volte il poetare antico dei cantori che col rababa allietavano le notti dei beduini sotto le tende

…Nella sua bocca una supplica
Mi sussurra: vieni..
verso una azzurra libertà
i cui confini sono l’impossibile..,,,,,,

La donna che Nizar ama e desidera è una donna fiera e libera, dolce e appassionata, con ombre e luci in cui specchiarsi,
scrisse anche della natura, della notte e della luna

,.Fermati con me, o tu dai riccioli castani,
nella contrita preghiera della sera
guardiamo la notte disporre stelle
sopra la collina del villaggio, intimorita,
e disegnare sui tetti nastri di luce dalle forme fantastiche….

dà la parola in modo giudicato eversivo, trattando per primo in poesia temi tabù quali aborto e prostituzione. Ma la penna di Qabbani va oltre, sbirciando attraverso la porta socchiusa di un’alcova dove si consuma un rapporto omosessuale femminile; e lo fa con una schiettezza e naturalezza disarmanti “perché” – lui scrive – “per l’amore non c’è spiegazione”:

se gli chiedevi cosa fosse per lui la poesia. sorrideva e diceva:

“Rubare il fuoco, era la mia passione, non rubavo il fuoco del cielo come Prometeo, il cielo non mi interessava, cercavo il fuoco della terra
La poesia non è; fuoco celste, nè; vittima sacra e neppure un prodigio dell’invisibile. Le fonti della poesia sono umane, comporre poesia è un atto umano. Parlare di demoni della poesia. delle Muse, dell’ispirazione, di rivelazione è tentare di dare alla poesia una forma magica, trasformare in maghi i poeti. Non credo in realtà; a queste fonti metafisiche e non mi entusiasma spogliare la poesia della sua natura umana per rivestirla del cilicio dei profeti. Il poeta si immerge nell’anima della Umanità. trasmigra nell’esistenza del mondo, è un viaggio verso l’uomo
Ci sono poeti che viaggiano all’interno di se stessi, il mio è un viaggio diverso, ho bisogno di aria aperta e di gente viva. Il poeta + la voce, e la voce è lo strumento umano senza la quale la parola sarebbe impossibile,
Tre sono le chiavi della mia poesia: la fanciullezza, la rivoluzione e la follia
fanciullezza come tutto ciò che è spontaneo, scoperta delle cose
rivoluzione come gli avvenimenti che scuotono, scindono e spezzano ogni eredità culturale.
follia come disgregazione del vecchio orologio della ragione, l’opposizione accanita ad ogni giudizio emesso su di noi prima della nostra nascita..””

Nizar Qabbani è tutto questo, ma anche molto altro,
;in italiano non esistevano traduzioni dei suoi libri, soltanto se non sbaglio un vecchissimo saggio con alcune poesie del 1976 a cura dell’Università di Palermo e dell’Istituto per l’Oriente di Roma fino a quando una casa editrice a cui davvero va fatto un plauso non ha fatto tradurre e pubblicare una sua raccolta

“LE MIE POESIE PIÙ BELLE” di Nizar Qabbani edito da Jouvence

capisco la difficoltà di tradurre Qabbani, è sicuramente più semplice tradurre i poeto arabi classici e preislamici, perchè usano l’arabo classico, aulico che sembra un paradosso , ma è molto èiù semplice da tradurre. l’arabo di Qabbani ha una forma semplice, usa parole di uso comune e il suo è un verso libero, quindi veramente difficile da rendere in italiano

di seguito vi lascio alcune sue poesie prese dal sito della casa editrice


“L’amore non è un romanzo orientale
dove gli eroi si sposano… alla fine.
L’amore è salpare senza una nave
e sentire che non esiste approdo.
L’amore è un fremito che rimane sulle dita,
una domanda sulle labbra sigillate.
L’amore è il fiume di nostalgia nel nostro profondo
dove crescono vigneti e grano.
[…]
L’amore è il nostro ribellarci per piccole e insignificanti
cose,
è la nostra disperazione, il nostro dubbio assassino.
L’amore è questa mano… che mentre ci uccide…
noi baciamo.”


“Sii il mio mare e il mio porto, la mia patria è il mio esilio,
sii siccità e diluvio,
sii la dolcezza e la durezza.
Amami in mille modi,
Amami… e dimmelo!
Detesto essere amato senza voce,
detesto seppellire l’amore in una tomba di silenzio.
Amami…
Lontano dalla terra della repressione,
lontano dalla nostra città sazia di morte,
perché l’amore non la visita da quando esiste,
e Dio lì non è più tornato.
Spogliati…
e lascia cadere la pioggia sulla mia sete.
Consumati come cera nella mia bocca
e impastati con ogni mia parte…”


queste sono una mia traduzione quindi abbiate pietà!

X
Spogliati
da lungo tempo
sulla terra non accadevano miracoli…
Spogliati, spogliati…
io ammutolisco
ma il tuo corpo conosce tutte le lingue.

XI
In passato
i tuoi seni desideravano la pace
come i colombi.
Come mai i tuoi seni sono diventati
come il giorno della rivoluzione?

FUOCO

L’amo. Piu’ bruciante del fuoco,
piu’ violento dell’urlo di un uragano,
piu’ aspro dell’inverno è l’amor mio per lei.
Qual effusione di lacrime!…
Se il mio pensiero le sfiorasse il seno,
la brucerei con i miei desideri,
o se inavvertitamente il suo seno si scoprisse,
con torbido occhio la fisserei..
Incommensurabile è il mio amore per lei,
come ella mi scorresse nelle vene..
La voglio io solo..Altri
non pretenda la sua passione! Quelle son colline mie..
Su di esse voglio far scorrere la mia mano,
per la mia diffidenza, per l’eccesso del mio amore.
L’amo io solo…Nè mi nuoce
che le stelle raccontino la mia storia.
L’alba attinge alla sua luce,
il tramonto alla mia…
Finchè tu resti mia, mio è il segreto della sera,
mie son queste lune..
Gli astri della notte son per me un manto,
Sulla palpebra dell’Oriente è il mio fazzoletto.

I
L’amore, amore mio,
è una poesia graziosa scritta sulla Luna,
l’amore è disegnato su tutte le foglie degli alberi,
l’amore è inciso
sulle piume dei passeri
sulle goce di pioggia…

II
O Signore, il mio cuore non mi basta piu’,
quella che io amo è grande quanto il mondo:
mettimene nel petto un altro
che sia grande quanto il mondo.

III
Continui a chiedermi la data della mia nascita
prendi nota dunque
ciò che tu non sai,
la data del tuo amore:
quella è per me la data della mia nascita.

IV
Se il demone fosse uscito dalla lampada
e mi avese detto: Eccomi,
hai un minuto solo,
scegli tutto cioò che vuoi
di granati e di smeraldi,
io avrei scelto i ruoi occhi
senza esitazione.

V
Sei incisa nel palmo della mia mano
come, sul muro della moschea,
i caratteri cufici.
Sei incisa nel legno della mia sedia. amore mio,
nel bracciolo, nel sedile,
e tutte le volte che cerchi,
anche per un attimo solo,
di allontanarti
ti vedo nel cavo della mia mano.

VI
Non rattristarti se gli astronauti sono scesi sulla luna,
tu rimarrai per me
sempre
la piu’ dolce luna.

VII
Quando sono innamorato
mi sento il re del tempo
posseggo la terra e ciò che essa contiene
ed entro nel sole con il mio cavallo.

Quando sono innamorato
considero lo Scià di Persia un mio suddito,
assoggetto la Cina al mio scettro, sposto i mari,
e,
se volessi,
fermerei i secondi.

Quando sono innamorato
mi trasformo in luce fluida
che l’occhio non può guardare
e si trasformano le poesie sui miei quaderni
in campi di mimosa e di margherite.

VIII
Io ti amo quando piangi
e amo il tuo viso annuvolato e triste.
La tristezza ci unisce e ci divide
senza che io sappia
senza che tu sappia.
Quelle lacrime che scorrono,
io le amo
e in loro amo l’autunno.
Alcune donne hanno dei bei visi
ma diventano piu’ belli quando piangono.

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Autore: Nonna Pitilla

Beh io sono una "donna, mamma, nonna", in pensione ormai da un po' di anni che ha amato e ama scrivere poesie e favole e cucinare e occuparsi di pittura o meglio di arte in generale. faccio molto volentieri la nonna di una bellissima bimba di 4 anni che è la mia vita, ma non ho abbandonato le mie passioni che volentieri condividerei con voi se volete. Il mio nome è Matilde, ma mia nipote mi chiama così nonna Pitilla... La Pitilla è un tipico pane salentino (lei non poteve saperlo), ma devo dire che mi rappresenta - anche se sono nata e ora vivo a Parma- amo la cucina in tutte le sue forme!

31 pensieri riguardo “Nizar Qabbani o dell’amore e delle donne”

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