
settembre 19/1999
un lungo viaggio, fatto questa volta per amicizia e non per svago, mi ha portato in Libano a Bayrut, strana atmosfera, greve e nello stesso tempo indifferente
erano due anni che non andavo e devo dire che molte cose sono cambiate, ma non credo in meglio, la parte residenziale, quella con bellissime ville sulla collina che guarda verso il mare è sempre più bella, riaperto il casinò, tornati i magnati europei (gli italiani sono la maggioranza)
la periferia invece e la parte sud della città sempre più misera, macerie, discariche e disperazione
da Bayrut con un lungo e scomodo viaggio in gip (anche se breve come distanza) vorrei raggiungere la città di Tyros, nel sud per entrare nel campo profughi dove si trovano gli amici che desidero incontrare e Rita la mia amica del “cuore”
fino a 30 km da Tyros tutto va bene, mi accompagna un giovane libanese figlio di Fatma che ora ci ha lasciato, ma poi improvvisamente tutto diventa difficile, incrociamo posti di blocco e non riusciamo più a capire nulla, almeno io
ci sono siriani, milizie internazionali, milizie druse, (ma non se ne erano andati tutti?) di tutto di più, dobbiamo sempre scendere, controllare i documenti, farci visionare il bagaglio, “no camera” è un ritornello
finalmente verso le 9 di sera arriviamo a Tyros, splendida, un volta, ora buia e triste
dobbiamo fermarci, per entrare nel sud verso il campo profughi dobbiamo avere un nuovo permesso, speriamo nel domani
alle 7 ci presentiamo per la richiesta del permesso, dopo lunghe ed estenuanti trattative io posso andare , ma da sola senza Nadim. ma insieme ad un giornalista francese che mi dà un passaggio
arriviamo dopo due ore al campo di bourj al shamali
che felicità!!
ritrovo amici che non vedevo da 3 anni e la mia compagna di banco, delle scuole elementari, che lavora da anni in Libano
stanno facendo anche un sito web, dovrebbe essere attivo fra due o tre giorni
parliamo, parliamo
io ho solo 8 ore di permesso, volano
sento rabbia, disperazione, dolore, una rivolta sotterranea contro tutto e tutti, ma anche un desiderio di “normalità” come non avevo mai sentito prima
e mi regalano le foto di una festa per il ramadan, contano i loro morti, tanti, tanti massacri, tante vite spezzate e ancora in 8 in 20 mq a mendicare un lavoro, una scuola
eppure nessuno dei bambini è analfabeta, mi raccontano di un medico di Ivrea che ha passato l’estate da loro
e mi regalano i dolci con il miele
lasciarsi è doloroso, devo tornare, ma dove?
in un occidente che ancora stenta a capire
a Tyros reincontro Nadim e con rabbia ritorniamo a Bayrut
ho voglia di togliermi di dosso la disperazione e il dolore e vado all’Ammam, un luogo di distensione, di profumi, di vapori, ma riesco soltanto a confondere le mie lacrime con le goccie di sudore che mi rigano il viso
ho paura dell’ignoranza, dell’indifferenza, dell’ottusità dei governi, degli stati, dei popoli e dei singoli, del non voler vedere, nel non voler ascoltare, nel voler ridurre tutto ad un fenomeno di violenza che deve cessare
ma quando?
Ad oggi la situazione è degenerata! :
C’è un’incidenza molto alta di talassemia e anemia falciforme (malattia genetica) tra gli abitanti di Burj Shemali e il campo è uno dei più poveri del Libano. La disoccupazione è estremamente alta, con il lavoro agricolo stagionale la fonte di reddito più comune sia per gli uomini che per le donne.
La crisi siriana in corso ha portato anche un afflusso di rifugiati siriani e rifugiati palestinesi dalla Siria (PRS) nel campo, mettendo a dura prova le infrastrutture ei servizi……
Anche a me piacciono molto. Mi piace molto anche lo knefe (il dolce con sopra il formaggio… In Giordania lo fanno buonissimo) 🙂
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Io lo faccio spesso a casa!!
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Il mio vicino di casa è tornato dal Libano da alcune settimane, dopo esserci rimasto per mesi come Casco Blu dell’ONU (in missione tramite l’Esercito Italiano, cui appartiene).
Mi ha descritto un Paese che sta peggiorando gradualmente, sia dal punto di vista economico che civile, con gruppi religiosi (non ricordo le sue esatte parole) che stanno facendo regredire il Paese da ogni punto di vista.
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sono molti i gruppi religiosi in Libano sia musulmani sia cristiani e sono da sempre in lotta fra di lor, ma ora è un momento davvero tragico!
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Ed è un peccato, perché il Libano era sulla giusta via di una crescita economica ed una importante apertura al mondo.
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