lei non sapeva scrivere

lei non sapeva scrivere,
il dolore sul suo viso
ha cancellato le parole
prima di completare la storia

–“non c’è spazio al ritorno
della conoscenza che incombe
l’ignoranza è il paradiso perduto”–

il pensiero di una memoria svuotata
è rimasto con lei ogni volta
che l’occhio ha provato a vedere

in silenzio ha seguito ombre
lungo il corridoio ansante e buio

ha preparato il tè
alla fine.

le donne hanno cappotti pesanti

le donne hanno cappotti pesanti
come i loro pensieri

si guardano nello specchio
un foglio di vetro riflettente
all’interno di una cornice di noce
agitano le mani a scacciare un ricciolo
sulla fronte, a colorare di rosso
pallide labbra, a rigare di nero
occhi verdi, azzurri nocciola

domani dimentiche del viso di ieri
ripeteranno il ricordo dei gesti allo specchio

le donne hanno scaffali d’avorio
con mucchi di carte, fogli bianchi
da scrivere e lettere d’amore
consumate, da ricordare

le donne vorrebbero un fantasma
per controllare i loro abiti mondani
quelli delle partenze da un lato
quelli degli arrivi dall’altro

i fantasmi sono onesti, silenziosi
spalmano le pareti d’anima
ombre senza testa, uccelli erranti
non occupano spazio e tempo

le donne mettono la carta
sotto il pollo fritto
per conservare puliti i piatti

le donne tolgono la chiave
alla loro tastiera, e spostano il mouse
sopra la loro pelle ferita
dai pixels erranti dell’ultimo amante.

il viaggio, i viaggi


“Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti.”
Robert L. Stevenson


così scriveva uno scrittore, un viaggiatore, ma cosa rappresenta esattamente per noi popolo del secondo millenio il viaggio?
ho viaggiato, per famiglia con i miei genitori, per studio, per lavoro, per famiglia ancora, per diletto per la voglia che ti assale che è forse come un prurito o forse come il desiderio di respirare aria diversa di godere di atmosfere non usuali, ho viaggiato per amicizia, per dovere a volte forse anche per abitudine.

mi viene da pensare che il viaggio sia a volte per quel che mi riguarda un bisogno fisico e mentale di recuperare la mia dimensione, il mio spazio, o di far entrare nella mia casa altri ambienti altre culture altre persone
ho viaggiato anche con la mente, nel significato che a questa espressione dava mia madre: viaggiare con la mente, per conoscere altro dal tuo consueto vivere, per esplorare sensazioni, emozioni che un libro, un quadro, una poesia, un film, possono darti
il viaggio dentro ai problemi, alle idee, un viaggio dentro noi stessi, il viaggio attraverso l’Umanità che vorremmo ci fosse ogni viaggio mi ha lasciato qualcosa che difficilmente potrò dimenticare, profumi, colori, paesaggi, volti, mani, ma anche dolore, e disperazione, miseria
il difficile è quando torno raccogliere tutto quello che la mente, il cuore, gli occhi mi hanno lasciato dentro, fermare il tutto affinchè non mi possa dimenticare

e poi stranamente al nuovo viaggio ritrovo sensazioni emozioni, volti, mani, situazioni che mi sembra di aver conosciuto da sempre.
per me ogni viaggio rappresenta la possibilità di vivere una vita diversa
e stranamente, meravigliosamente tutte le “vite” che ho trovato altrove mi sono piaciute così tanto da farmi diventare diversa ogni volta e che messe insieme formano quella che sono ora
sono nomade e curiosa della vita

De Amicizia

“Guardai Blas e Claudio seduti vicino a me,
e compresi in un certo senso, che cos’è l’amicizia,
è una presenza che non ti evita di sentirti solo,
ma rende il viaggio più leggero.”(David Treuba – “Quattro amici”)

discorsi sull’amicizia se ne sono fatti a iosa, anzi a valanghe, anche nei blog, è come dire un argomento ricorrente, sempre verde, sempre poi uguale a se stesso
io avevo deciso che non avrei piu’ scritto , nè risposto a nulla che riguardasse questo argomento, come si suol dire ne avevo e forse ne ho le scatolette piene, ma allora perchè oggi scrivo dell’amicizia?
forse sarà la vecchiaia, forse saranno alcuni episodi che mi sono capitati ultimamanete, sarà che in fondo in fondo è un argomento torturoso, che è sempre lì che ti aspetta appena giri la curva
sarà perchè stavo rileggendo questo libro di David Treuba (ho il brutto vizio di leggere anche diverse volte un libro che mi piace…) e mi sono imbattuta in questa frase, semplice, una presenza, che non ti evita di sentirti solo, ma rende il viaggio piu’ leggero ed è come ho sempre percepito l’amicizia con serenità senza pormi troppi problemi, senza dietrologie, senza chiedere e senza dare!!!
potreste dire ma guarda questa che arroganza! no, non è arroganza, è così punto e basta non ho mai la percezione del dare, ma cosa posso dare se l’amico è un compagno di viaggio?
posso solo dividere con lui tutto del viaggio nella buona e nella  cattiva sorte, posso solo vivere intensamente con gli amici e quello che verrà quello che ci scambieremo sarà sempre un di piu’ del solito vivere,
vivere un viaggio in leggerezza e se verrano delusioni e amarezza, saranno come battiti di ciglia, quando ti viene voglia di piangere e cerchi di rimandare le lacrime indietro e poi passa e si ricomincia ancora a vivere
non sopporto le amicizie esclusive, mi ricordano certi giochi infantili, se parli con lui, non sei piu’ mio amico !!! è terribile!!!
come non sopporto le amicizie asfissianti, dove tutti dobbiamo fare le stesse cose, avere le stesse idee, che noia mortale !
oppure le amicizie del tipo:io ti ho dato tutto di me e guarda tu cosa mi fai!!
queste sono le piu’ pericolose, perchè tengono il conto del dare e dell’avere e lo presentano è quel terribile ricatto degli affetti, che spesso compiamo anche coi nostri figli, ma è pericoloso e io ne ho paura, quello non è un viaggio , ma la fine di un viaggio
e anche nelle amicizie ci sono i momenti di solitudine, ed è giusto che ci siano, sono gli Spazi che ci permettono di crescere, di osservarci dentro
soprattutto, io credo nel non giudicare , ma ascoltare, ascoltare e rispondere sempre,senza lasciare vuoti sottintesi, bui, cose non dette, ed esserci sempre comumque e quantunque , se si è lontani non importa, se non ci si sente per tanto tempo non importa, sappiamo che comunque lui o lei ci sono


ma guarda te, che rompi oggi che sono, vado a preparare la cena è meglio!!

rosso a vene su muri corrosi

rosso a vene su muri corrosi
da archetipi ondulati e migranti
in nebbie cineree, scomposte
allungate in strade di sudore

un filo di Arianna dal sole essiccato
in campi di segale
/– ma quando ritorni? –/
avvolge di polvere ocra i saldali rossi
di bimbi che corrono
/– ancora ci sei? —
— ti prego rispondi –/

al vento steso, lenzuolo di te

come acqua di maggio trasparente e gaia

a mia figlia che oggi compie gli anni!

L’acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglia.
L’amore da un’impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.
Emily Dickinso
n

come acqua di maggio trasparente e gaia
al sorriso incerto di sole opalescente
da topazio sgranato in fili di verde

tu giorno scontroso riposi il tempo
restante in ghirbe di ocra dipinte
allontani con gesti decisi i pensieri
di ore già spese in giochi d’infanzia

ridammi il volo del colibri
dietro la casa dai tetti spioventi
sarà come prima – come allora –
quel tempo – di tegole rosse –
a mano posate sui sogni
di garze di giada

ci vedrei un Mirò

ci vedrei un Mirò
in queste risate del tulipano
e in quelle sfrontate dell’orchidea
leggerei O’Keeffe la divina

perché ti muovi così velocemente?

come la corsa della foglia di bambù
a ricoprire l’anca del suolo
in questa pioggia di semi stellati
e di cieli d’ortensia in caduta
sui tetti allo zucchero di canna

corri
raccoglimi su me stessa
come i grappoli dopo la vendemmia

alla fine del film

abita polvere antica i balconi
la vecchia soltanto conosc -perché
la pioggia d’autunno non sa
lavare il viso della sera


entra al cinema aperto
sulla strada a guardare
il suo film preferito

-il passaggio di auto e pedoni-
pensa e sorride

-l’eroe sarà piu’ bello
quando invecchia –


alla fine del film
lo bacerà e partirà con lui
a chiudere insieme

-abbracciati –
le mani del tempo

smarginature d’amore

estinguete la mia sete
con le vostre mani,
tutta la sabbia ho ingoiato
dei deserti conosciuti

non tenete le mie labbra
lontane dal bordo del pozzo.

la luna nel buio degli occhi
indossa il germe del fuoco

è un fiume di lacrime e sangue / smarginature d’amore /
il libro di una eternità
che recita a soggetto,

come profumo che cresce
come pane appena sfornato
come sale sparso sulle ferite

il sole aspetta in segreto
i giorni che muoiono senza radici

suona in filo di spigo il vento

chiaro è il volto di questa mattina
e il desiderio di sorseggiare discorsi
proietta parole alla rinfusa
sulla schiena nuda dei campi distesi


Il fiume è silenzio nel mio corpo
che soffre l’insonnia delle vene
quel ricciolo d’estate precoce
ruba un intervallo di luce
alla finestra rotta da piogge d’autunno


suona in filo di spigo il vento
e la voce entra nei solchi della terra

Rebus Sic Stantibus

Timeo Danaos et dona ferentes

4000 Wu Otto

Drink the fuel!

quartopianosenzascensore

Dura tenersi gli amici, oggigiorno...

endorsum

X e il valore dell'incognita

Cucinando poesie

Per come fai il pane so qualcosa di te, per come non lo fai so molto di più. (Nahuél Ceró)

Nonsolocinema

Parliamo di emozioni

Solorecensioni

... ma senza prendersi troppo sul serio

Parola di Scrib

Parole dette, parole lette

Indicibile

stellare

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora