il silicio eccedente la soglia inerte della battigia a dorsale poggiata sul limine del rosso arancio di un tedioso tramonto
rovina in fragore nell’apogeo incipriato di visi folti di rughe arcaiche e cremisi a pioggia d’estate allineate in archetipi ondulati e migranti in nebbie cineree, scomposte allungate in strade di sudore
ripropongo questo pezzo, perchè oggi per me è un giorno speciale per ricordare la mia straordinaria nonna Colomba che mi ha insegnato la vita!
-Nonna, ma sempre quella canti?
–Matilde è la mia canzone, volare è il mio sogno, quando prendi il tuo primo stpendio mi regali un volo?
-Costa molto un “volo”?
–Se lo fai in aereo tanto, se lo fai col pensiero nulla e puoi sempre cambiare destinazione, anche all’ultimo momento
ho volato con nonna, spesso, sia fisicamente (dopo il mio primo stipendio) sia con l’anima, ho volato attraverso le sue carezze, i suoi sguardi, i suoi rimproveri, le sue inaspettate attenzioni, le sue incredibili meraviglie, di donna, di madre diversa da mia madre la musica racchiudeva ogni suo momento, canzoni popolari, nel nostro dialetto, canzoni d’amore, Rabagliati e il suo muoversi leggera, un giunco benché carico d’anni, i suoi gesti preziosi, delicati, ma anche ruvidi e i baci con lo schiocco sulle guanciotte di noi bambini. La mela quotidiana sbucciata senza far troppo scarto, con sopra un po’ di zucchero o caramellata e infilata in uno stuzzicadenti che si spezzava sempre, troppo pesante per reggere il peso.
Le mie scarpette di vernice nera col cinturino, pulite quotidianamente, lucide da togliere la vista, il nastro di raso rosso per le trecce –Ti sta bene il rosso Matilde, mi piacerebbe vederti quando ti metterai un rossetto color corallo sulle labbra
la domenica mattina. Le sei e già i suoi passetti leggeri riempiono la casa, si muove silenziosa e veloce per il pranzo della domenica, i tortelli d’erbetta, l’arrosto di vitello, i “cornetti” (fagiolini) lessi, la torta di tagliatelle e poi i passi di mia madre -Ma devi sempre alzarti così presto? va a finire che svegli tutti!! per dir la verità “tutti” si sono svegliati solo alle sue parole dette con toni molto alti
Il circo!!! la sua passione, gli acrobati, i funamboli, la ballerina sul filo, la sua gioia infantile, il suo battere le mani frenetico alzandosi sulle punte dei piedi e la paura dei leoni manifestata dalle mani davanti agli occhi, che lasciavano però uno spazio per vedere quando la paura sarebbe potuta passare.
Il suo vestito di seta blu coi fiori dipinti a mano, la gonna ampia a godet che faceva la “ruota” il mio sogno di bimba avere un vestito così per fare tante ruote, fino a quando la testa gira, gira e si cade spossati, ma felici e chiudendo gli occhi si vede il mondo danzare intorno a noi.
Il suo profumo di lavanda messo in ogni luogo, lo sento ancora, è il profumo della “ricordanza”.
ripropongo questo pezzo, perchè oggi per me è un giorno speciale per ricordare la mia straordinaria nonna Colomba che mi ha insegnato la vita!
-Nonna, ma sempre quella canti?
–Matilde è la mia canzone, volare è il mio sogno, quando prendi il tuo primo stpendio mi regali un volo?
-Costa molto un “volo”?
–Se lo fai in aereo tanto, se lo fai col pensiero nulla e puoi sempre cambiare destinazione, anche all’ultimo momento
ho volato con nonna, spesso, sia fisicamente (dopo il mio primo stipendio) sia con l’anima, ho volato attraverso le sue carezze, i suoi sguardi, i suoi rimproveri, le sue inaspettate attenzioni, le sue incredibili meraviglie, di donna, di madre diversa da mia madre la musica racchiudeva ogni suo momento, canzoni popolari, nel nostro dialetto, canzoni d’amore, Rabagliati e il suo muoversi leggera, un giunco benché carico d’anni, i suoi gesti preziosi, delicati, ma anche ruvidi e i baci con lo schiocco sulle guanciotte di noi bambini. La mela quotidiana sbucciata senza far troppo scarto, con sopra un po’ di zucchero o caramellata e infilata in uno stuzzicadenti che si spezzava sempre, troppo pesante per reggere il peso.
Le mie scarpette di vernice nera col cinturino, pulite quotidianamente, lucide da togliere la vista, il nastro di raso rosso per le trecce –Ti sta bene il rosso Matilde, mi piacerebbe vederti quando ti metterai un rossetto color corallo sulle labbra
la domenica mattina. Le sei e già i suoi passetti leggeri riempiono la casa, si muove silenziosa e veloce per il pranzo della domenica, i tortelli d’erbetta, l’arrosto di vitello, i “cornetti” (fagiolini) lessi, la torta di tagliatelle e poi i passi di mia madre -Ma devi sempre alzarti così presto? va a finire che svegli tutti!! per dir la verità “tutti” si sono svegliati solo alle sue parole dette con toni molto alti
Il circo!!! la sua passione, gli acrobati, i funamboli, la ballerina sul filo, la sua gioia infantile, il suo battere le mani frenetico alzandosi sulle punte dei piedi e la paura dei leoni manifestata dalle mani davanti agli occhi, che lasciavano però uno spazio per vedere quando la paura sarebbe potuta passare.
Il suo vestito di seta blu coi fiori dipinti a mano, la gonna ampia a godet che faceva la “ruota” il mio sogno di bimba avere un vestito così per fare tante ruote, fino a quando la testa gira, gira e si cade spossati, ma felici e chiudendo gli occhi si vede il mondo danzare intorno a noi.
Il suo profumo di lavanda messo in ogni luogo, lo sento ancora, è il profumo della “ricordanza”.