all’ombra di un albero di una città d’erba verde sul far del crepuscolo mi sento perdermi in vento
stretta sotto lo scialle di mia madre sognai di me bambina di quelle sere impreviste fatte di passi conosciuti a ricordare l’incontro delle assenze nella fantasia di una attesa
lo so , piena di questo scrivo sola liberata anche dal nulla della finzione m’immergo nel mio sguardo e mi riconosco
spolverando le memorie sono affiorate sensazioni mai dimenticate, i sogni, le aspettative che avevo nei confronti di un mito che potevo raggiungere e toccare. nel mio immaginario Timbuktu era la fine del mondo e anche il suo inizio, uno Spazio magico dove era difficile arrivare e che racchiudeva tesori inenarrabili. il viaggio, la prima volta (40 anni fa) fu per acqua risalendo il fiume, le altre volte invece in aereo da Bamako, (aereo, beh insomma chiamiamolo così) e quando arrivi ti accorgi che sei arrivato in mezzo al nulla, sabbia, sabbia, sabbia, quella sabbia piatta e senza dune dove l’orizzonte è ancora sabbia, ti sembra proprio di essere arrivato al nulla.
poi ti accorgi che ci sono le Moschee fra le piu’ antiche del mondo, sono spoglie al loro interno, sono antiche soltanto, ma quando ci sei entrato cominci a percepire la magia di quei luoghi, anche il nulla, il silenzio hanno un fascino irresistibile lo testimoniano queste splendide foto di un carissimo amico, Dan Heller, che ha fatto molti viaggi con me a Timbuctu.
la luce e i colori sono quelli della terra e di un cielo non sempre azzurro, sembra abbia raccolto dentro di se i colori ocra e li sparga nella luce che filtra fra le fessure.
un luogo per ascoltare e per ascoltarsi
io conosco poco l’Africa profonda, una mia grande lacuna, ho visitato soltanto alcuni paesi e fra questi paesi, quello che mi è rimasto nel cuore per molti motivi è il Mali, povero, assolutamente povero, ha attraversato siccità gravi; e calamità di ogni genere, anche una dittatura che ha stroncato le forze pensanti che aveva all’interno nella piu’ completa indifferenza del nostro Occidente , (così attento ad esportare democrazia dove gli fa comodo). ho conosciuto nel tempo persone, menti e cuori incredibili, ho conosciuto intelligenze raffinate che si sono prese cura del patrimonio di cultura che il Mali è riuscito a preservare anche al colonialismo francese. ho conosciuto un mucista straordinario, un musicista che si è ritirato da tempo a lavorare la terra in un villaggio a 20 km da Timbuctu, risponde al nome di Ali Farka Toure e che un altro straordinario uomo di musica ha scoperto e fatto conoscere a tutto il mondo, parlo di Ry Cooder che sempre alla ricerca della musica non manipolata, delle sonorità che si aprono dalla terra e alla terra ritornano . insieme hanno dato origine ad uno dei dischi piu’ incredibili di questi ultimi anni: ” TALKING TIMBUCTU del 1994″. se avete per caso voglia di leggerne e ascoltare qualcosa clikkate sul nome!. l’architettura di Timbuktu è unica nel suo genere
ho incontrato gli azzurri, i turchesi, i blu piu’ impossibili al mondo in un pomeriggio di settembre alle porte di Samarkand, gli occhi brucianti per il lungo viaggio su un “camion” scoperto che raccoglieva tutta la polvere possibile, e le lacrime da granelli di sabbia si sono tramutate in lacrime di allegria, di gioia. i miei diciassette anni, il piacere vero e senza fronzoli della conoscenza hanno inondato gli occhi, il cuore e la mente. erano gli azzurri dei principi, i blu della notte i verdi delle praterie infinite, la fantasia e la realtà si confondevano, si sovrapponevano e non sapevo piu’ se quello che vedevo era reale o frutto della mia immaginazione. quel viaggio era il dono di un padre che mi aveva voluto con sè, grande viaggiatore della mente e del reale, che ci ha educato attraverso viaggi, regali all’apparenza futili, persone ed incontri che ha voluto per noi figli e di cui ora anche dopo tanti anni gli sono grata , mi ha regalato la gioia del vivere e del conoscere. ai diciotto anni di mia figlia ho rifatto con lei quel viaggio , un viaggio della memoria, ma anche degli affetti e dei desideri, le foto sono di questo ultimo viaggio, alcune mie, alcune di mia figlia. i rivestimenti smaltati policromi dei “Monumenti” sono ancora affascinanti, non hanno perso nulla della loro magia, anzi se si osservanmo al tramonto o all’alba mutano di intensità e di luminosità, e su di essi vaga l’ombra di Tamerlano, ancora assai presente e non solo nella storia, ma anche nel ricordo di un magnifico passato. i profumi delle spezie, mescolati ai profumi dei fiori e alle essenze che molte donne producomo in casa sono un fiume che dilaga quando si alza la brezza leggera sul far della sera, si beve il tè servito in enormi samovar ramati, seduti sulle lunghe panche di legno lungo la strada e vicino alle case, una dimensione dove il tempo sembra avere il ritmo delle nostre sensazioni e dove oggi è anche domani.
comincia nel cuore questo freddo, arrivato d’improvviso, senza bussare alla porta con discrezione si accoccola ai miei piedi e pretende di arrivare ai miei pensieri, con insistenza, decisione impotente, stanca e senza desideri lo lascio vagare sulla mia pelle, giocare con le mie labbra, sfiorare i miei occhi pur sempre un amico che arriva quando meno lo vorrei, è un amico un compagno di tempi che si succedono e che non vogliono mai allontanarsi del tutto lo temo e mi fa compagnia, gela le malinconie e i pianti, tramuntando le lacrime in cristalli salati, lasciando la pelle tirata che potrebbe spezzarsi al primo movimento gli occhi mi dolgono, hanno dentro piccole punte di ghiaccio che impediscono loro il sonno e il riposo, come cime innevate che il sole non vuole scaldare avvolgimi malinconia con un panno colorato e culla un corpo che ha bisogno di fuoco a volte accade che la malinconia si faccia uccello e mi racchiuda fra le sue ali, ma basta un lieve soffio di vento o un rosso o un giallo ad allontanarla da me
gli occhi di un’età di steli di grano respirano il ciglio della collina
un pescatore raduna le reti prive di stelle e conchiglie
/ ma eravamo bambini / e il cielo sarà nuvoloso e la pioggia sgocciola fame scivolando nella bocca del cercatore di perle
germogli nel deserto della carne ad applaudire un cameriere all’ombra di un alfabeto bagnato dentro coppe di pane del tempo
la verità è imbrigliata nel tetto del sogno nuda così, come sonno d’amante.
(***) “And I’m standing on the edge of some crazy cliff. What I have to do, I have to catch everybody if they start to go over the cliff – I mean if they’re running and they don’t look where they’re going I have to come out from somewhere and catch them. That’s all I do all day. I’d just be the catcher in the rye and all. I know it’s crazy, but that’s the only thing I’d really like to be.” J.D. Salinger – The Catcher in the Rye – Ch. 22
E io sto in piedi sull’orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dal dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l’acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l’unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. “il Giovane Holden” di J.D. Salinger -capitolo 22-
da ” As You Like It” (Come vi piace) (Iacopo: atto II, scena VII) di William Shakespeare
Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti…
ed è sempre scritto nel vento.
dividere le verità eterne dalle variazioni di superficie è trappola mortale
il musicista elabora il tessuto rarefatto dell’invisibile a rendere epifania il segno con strumenti immutabili
/ C’è qualcuno qui che non può pagare il biglietto? /
/ E allora perchè? /
la sala è vuota le sedie nude Re Lear , il folle è andato in tounée a play is play recitare è recitare recitare è un gioco
un silence dans ma voix s’en vient et s’en va comme un reflet de lumière au coucher du soleil, telle une vague impétueuse je l’entends gronder, c’est le silence des mots perdus, la mélopée triste du vent qui frappe à ma porte.
nella mia voce
nella mia voce c’è un silenzio che appare e scompare come un’eco di luce al tramonto, lo ascolto salire come onda di mare impetuoso, è il silenzio delle parole perdute, è l’armonia malinconica del vento che bussa alla mia porta.
erano diversi anni che non andavo, perchè devo dire che non mi piace particolarmente come città, preferisco l’Irlanda del sud Un’ora circa di volo, da Londra e poi arrivo all’aeroporto internazionale, un vento freddo che taglia la pelle, un cielo come sempre in irlanda con nuvole, ma con sprazzi straordinari di luce e un pallido sole, non so quanti gradi, forse nemmeno pochi, ma col vento il freddo è pungente ok Sono in centro verso le 9,30. ho passeggiato con piacere nel Parco, fino al Belfast Castle,
poi abbastanza stanca riguadagno il centro con un bus e mi avvio alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti e all’improvviso ho pensato che dovevo fare un salto ad ARDOYNE,
il quantiere a maggioranza cattolico a nord di Belfast, famoso per scontri con la polizia inglese, ma anche per il suoi festivals musicali e anche culinari e i suoi murales
non è stato facile trovare un taxi che mi porti lì, ma poi un simpatico pakistano accetta che strane sensazioni, soltanto a poche centinaia di metri c’è la “Protestand Crumlin Road”, dove sono avvenuti molti incidenti, ma tutto è tranquillo, soltanto il vento non smette di soffiare con forza arrivo fino al Ardoyne Monastery, mi ha sempre reso triste Belfast, troppe case edoardiane o vittoriane palazzi alti di un indefinibile colore rosso scuro, grigio, con finestre alte e strette ritorno verso il centro entro in un buffo bar il “Crown”
che ha anche un sito con telecamera incorporata, se l’avessi saputo avrei detto di guardarmi sul computer!!!!!! E’ facile fare amicizia nei bar , chiacchiero con un gruppetto di appassionati di calcio (non capisco una mazza di calcio), ma loro sono informatissimi sul calcio italiano e mi chiedono di Delpiero…(figura di….io non l’ho mai visto!!) e io invento di tutto dormo al Belfast city hostel
(orribile costruzione che sembra una prigione) ma costa solo 13 sterline irlandesi Sveglia prestissimo, un giro lungo il fiume e ritorno in aeroporto Londra certo quasi a casa, ma strano a dirsi sarei ritornata a Belfast, anche coi suoi toni grigi
come già ho fatto ripesco qualcosa dei miei venti anni, quelli che dedicavo a voler scrivere in francese! anni teneri, dolci e dolorosi a volte, ma splendidi!
Je suis ici
Je suis ici, entre la lumière et les feuilles, sous la tonnelle du jardin aux citrons, et j’attends ton retour.
Seule avec l’écho de mes mots, je voudrais entendre les tiens.
Telles des épingles de petites larmes me piquent aux yeux fatigués par l’attente.
Attente vaine, sans fin, oxygène et miel, eau qui tombe et dégouline sur les toits de mon âme.
traduzione
Sono qui, tra la luce e le foglie, sotto il pergolato del giardino dei limoni, e aspetto il tuo ritorno
Sono sola con l’eco delle mie parole e vorrei sentire l’eco delle tue
piccole lacrime come spilli pungono i mie occhi stanchi per l’attesa
in questa attesa vana e senza fine, ossigeno e miele, acqua che si abbatte e sgocciola sui tetti dei miei pensieri
I Buena Vista Social Club è un ensemble di musicisti cubani fondato nel 1996 per far rivivere la musica della Cuba pre-rivoluzionaria . Il progetto è stato organizzato dal dirigente del World Circuit Nick Gold, prodotto dal chitarrista americano Ry Cooder e diretto da Juan de Marcos González . Hanno chiamato il gruppo come un locale di musica popolare nel 1940. Per mostrare gli stili popolari del tempo, come son , bolero e danzón , hanno reclutato una dozzina di musicisti veterani, molti dei quali erano in pensione da molti anni.
Nel 1996, il chitarrista americano Ry Cooder era stato invitato a L’Avana dal produttore britannico di world music Nick Gold della World Circuit Records per registrare una sessione in cui musicisti africani del Mali avrebbero collaborato con musicisti cubani All’arrivo di Cooder (attraverso il Messico per evitare l’ embargo sul commercio e sui viaggi degli Stati Uniti contro Cuba ), è emerso che i musicisti del Mali non avevano ricevuto il visto e non potevano viaggiare a L’Avana. Cooder e Gold hanno cambiato i loro piani e hanno deciso di registrare un album di Cuban son musica con musicisti locali
Già a bordo del progetto di collaborazione africana c’erano musicisti cubani tra cui il bassista Orlando “Cachaíto” López , il chitarrista Eliades Ochoa e il direttore musicale Juan de Marcos González , che aveva organizzato un progetto simile per gli afro-cubani All Stars . La ricerca di altri musicisti ha portato la squadra al cantante Manuel “Puntillita” Licea , al pianista Rubén González e al cantante ottantenne Compay Segundo , che hanno tutti accettato di registrare per il progetto.
L’album è stato registrato in soli sei giorni e conteneva quattordici brani; apertura con ” Chan Chan ” scritto da Compay Segundo, un figlio di quattro accordi che sarebbe diventato quello che Cooder descrisse come “il biglietto da visita di Buena Vista”; [17] e termina con una resa di “La Bayamesa”, una romantica criolla composto da Sindo Garay (da non confondere con la cubana inno nazionale della omonima )
Una delle canzoni presenti nell’album era “Buena Vista Social Club”, un danzón scritto da Orestes López , il padre del bassista “Cachaíto”. La canzone ha messo in luce il lavoro per pianoforte di Rubén González ed è stata registrata dopo che Cooder ha sentito González improvvisare intorno al tema musicale della melodia prima della sessione di registrazione di una giornata. Dopo aver suonato il pezzo, González ha spiegato a Cooder la storia del club sociale e che la canzone era la “melodia della mascotte” del club.
Al momento del rilascio il 17 settembre 1997, il CD divenne un enorme “passaparola”, ben oltre quello della maggior parte delle pubblicazioni di musica mondiale. Ha venduto più di un milione di copie e ha vinto un Grammy Award nel 1998. [21] Nel 2003 è stato inserito dalla rivista Rolling Stone di New York come # 260 in The 500 Greatest Albums of All Time
Il Buenavista Social Club era un club per soli membri originariamente situato a Buenavista , un quartiere nell’attuale quartiere di Playa (prima del 1976 parte di Marianao ), uno dei 15 comuni della capitale di Cuba, L’Avana, il club originale è stato fondato nel 1932 in un piccolo locale di legno in calle Consulado y pasaje “A” (attualmente calle 29, n. 6007 ), nel 1939, a causa della mancanza di spazio, il club si trasferì al numero 4610 di Avenue 31, tra i calles 46 e 48, ad Almendares, Marianao foto Questo luogo è ricordato da Juan Cruz, ex direttore del Marianao Social Club e maestro di cerimonie al Salón Rosado de la Tropical (altri locali notturni dell’Avana) quando i musicisti Ry Cooder, Compay Segundo e una troupe cinematografica hanno tentato di identificare l’ubicazione del club negli anni ’90, la gente del posto non riusciva a mettersi d’accordo su dove si trovava a quel tempo, i club a Cuba erano segregati; c’erano sociedades de blancos (società bianche), sociedades de negros (società nere), ecc. Il Buenavista Social Club operava come una società nera, che era radicata in un cabildo, I cabildos erano confraternite organizzate durante il XIX secolo da schiavi africani. L’esistenza di molte altre società nere come Marianao Social Club, Unión Fraternal, Club Atenas (i cui membri includevano medici e ingegneri) e Buenavista Social Club, esemplificarono i resti della discriminazione razziale istituzionalizzata contro gli afro-cubani Queste società operavano come centri ricreativi dove i lavoratori andavano a bere, giocare, ballare e ascoltare musica. Nelle parole di Ry Cooder , “La società a Cuba e nei Caraibi, inclusa New Orleans, per quanto ne so, era organizzata attorno a questi circoli sociali fraterni. C’erano mazze di carte per sigari, mazze per giocatori di baseball e giocavano a sport e carte – qualunque cosa facessero nel loro club – e avevano mascotte, come i cani. Al Buena Vista Social Club, i musicisti andavano lì per uscire insieme, come facevano ai sindacati dei musicisti negli Stati Uniti, e avevano danze e altre attività
io li ho visti dal vivo ed erano davvero uno spettacolo! molti degli originali componenti del Gtuppo sono morti ahimè e anche il gruppo negli ultimi diaci, quindici anni è molto cambiato!
vi consiglio di cercare il film in rete è speciale! chi avesse Prime Amazon lo può vedere tranquillamente