Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia

sognai di me bambina

all’ombra di un albero
di una città d’erba verde
sul far del crepuscolo
mi sento perdermi in vento

stretta sotto lo scialle di mia madre
sognai di me bambina
di quelle sere impreviste
fatte di passi conosciuti
a ricordare l’incontro delle assenze
nella fantasia di una attesa

lo so , piena di questo scrivo sola
liberata anche dal nulla della finzione
m’immergo nel mio sguardo e mi riconosco

Pubblicità

memories: Timbuktu & Timbuctu & Tumbutu

spolverando le memorie sono affiorate sensazioni mai dimenticate, i sogni, le aspettative che avevo nei confronti di un mito che potevo raggiungere e toccare.
nel mio immaginario Timbuktu era la fine del mondo e anche il suo inizio, uno Spazio magico dove era difficile arrivare e che racchiudeva tesori inenarrabili.
il viaggio, la prima volta (40 anni fa) fu per acqua risalendo il fiume, le altre volte invece in aereo da Bamako, (aereo, beh insomma chiamiamolo così) e quando arrivi ti accorgi che sei arrivato in mezzo al nulla, sabbia, sabbia, sabbia, quella sabbia piatta e senza dune dove l’orizzonte è ancora sabbia, ti sembra proprio di essere arrivato al nulla.


poi ti accorgi che ci sono le Moschee fra le piu’ antiche del mondo, sono spoglie al loro interno, sono antiche soltanto, ma quando ci sei entrato cominci a percepire la magia di quei luoghi, anche il nulla, il silenzio hanno un fascino irresistibile lo testimoniano queste splendide foto di un carissimo amico, Dan Heller, che ha fatto molti viaggi con me a Timbuctu.

la luce e i colori sono quelli della terra e di un cielo non sempre azzurro, sembra abbia raccolto dentro di se i colori ocra e li sparga nella luce che filtra fra le fessure.

un luogo per ascoltare e per ascoltarsi

io conosco poco l’Africa profonda, una mia grande lacuna, ho visitato soltanto alcuni paesi e fra questi paesi, quello che mi è rimasto nel cuore per molti motivi è il Mali, povero, assolutamente povero, ha attraversato siccità gravi; e calamità di ogni genere, anche una dittatura che ha stroncato le forze pensanti che aveva all’interno nella piu’ completa indifferenza del nostro Occidente , (così attento ad esportare democrazia dove gli fa comodo).
ho conosciuto nel tempo persone, menti e cuori incredibili, ho conosciuto intelligenze raffinate che si sono prese cura del patrimonio di cultura che il Mali è riuscito a preservare anche al colonialismo francese.
ho conosciuto un mucista straordinario, un musicista che si è ritirato da tempo a lavorare la terra in un villaggio a 20 km da Timbuctu, risponde al nome di Ali Farka Toure e che un altro straordinario uomo di musica ha scoperto e fatto conoscere a tutto il mondo, parlo di Ry Cooder che sempre alla ricerca della musica non manipolata, delle sonorità che si aprono dalla terra e alla terra ritornano . insieme hanno dato origine ad uno dei dischi piu’ incredibili di questi ultimi anni: ” TALKING TIMBUCTU del 1994″. se avete per caso voglia di leggerne e ascoltare qualcosa clikkate sul nome!.
l’architettura di Timbuktu è unica nel suo genere

memories: Samarkand la perla dell’Uzbekistán

ho incontrato gli azzurri, i turchesi, i blu piu’ impossibili al mondo in un pomeriggio di settembre alle porte di Samarkand, gli occhi brucianti per il lungo viaggio su un “camion” scoperto che raccoglieva tutta la polvere possibile, e le lacrime da granelli di sabbia si sono tramutate in lacrime di allegria, di gioia.
i miei diciassette anni, il piacere vero e senza fronzoli della conoscenza hanno inondato gli occhi, il cuore e la mente.
erano gli azzurri dei principi, i blu della notte i verdi delle praterie infinite, la fantasia e la realtà si confondevano, si sovrapponevano e non sapevo piu’ se quello che vedevo era reale o frutto della mia immaginazione.
quel viaggio era il dono di un padre che mi aveva voluto con sè, grande viaggiatore della mente e del reale, che ci ha educato attraverso viaggi, regali all’apparenza futili, persone ed incontri che ha voluto per noi figli e di cui ora anche dopo tanti anni gli sono grata , mi ha regalato la gioia del vivere e del conoscere.
ai diciotto anni di mia figlia ho rifatto con lei quel viaggio , un viaggio della memoria, ma anche degli affetti e dei desideri, le foto sono di questo ultimo viaggio, alcune mie, alcune di mia figlia.
i rivestimenti smaltati policromi dei “Monumenti” sono ancora affascinanti, non hanno perso nulla della loro magia, anzi se si osservanmo al tramonto o all’alba mutano di intensità e di luminosità, e su di essi vaga l’ombra di Tamerlano, ancora assai presente e non solo nella storia, ma anche nel ricordo di un magnifico passato.
i profumi delle spezie, mescolati ai profumi dei fiori e alle essenze che molte donne producomo in casa sono un fiume che dilaga quando si alza la brezza leggera sul far della sera, si beve il tè servito in enormi samovar ramati, seduti sulle lunghe panche di legno lungo la strada e vicino alle case, una dimensione dove il tempo sembra avere il ritmo delle nostre sensazioni e dove oggi è anche domani.

memories: momento francese

dans ma voix

un silence dans ma voix
s’en vient et s’en va
comme un reflet de lumière
au coucher du soleil,
telle une vague impétueuse
je l’entends gronder,
c’est le silence des mots perdus,
la mélopée triste du vent
qui frappe à ma porte.

nella mia voce

nella mia voce c’è un silenzio
che appare e scompare
come un’eco di luce
al tramonto,
lo ascolto salire
come onda di mare impetuoso,
è il silenzio delle parole perdute,
è l’armonia malinconica del vento
che bussa alla mia porta.

memories: Belfast 2001

erano diversi anni che non andavo, perchè devo dire che non mi piace particolarmente come città, preferisco l’Irlanda del sud
Un’ora circa di volo, da Londra e poi arrivo all’aeroporto internazionale, un vento freddo che taglia la pelle, un cielo come sempre in irlanda con nuvole, ma con sprazzi straordinari di luce e un pallido sole, non so quanti gradi, forse nemmeno pochi, ma col vento il freddo è pungente ok
Sono in centro verso le 9,30. ho passeggiato con piacere nel Parco, fino al Belfast Castle,

poi abbastanza stanca riguadagno il centro con un bus e mi avvio alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti e all’improvviso ho pensato che dovevo fare un salto ad ARDOYNE,

il quantiere a maggioranza cattolico a nord di Belfast, famoso per scontri con la polizia inglese, ma anche per il suoi festivals musicali e anche culinari e i suoi murales


non è stato facile trovare un taxi che mi porti lì, ma poi un simpatico pakistano accetta
che strane sensazioni, soltanto a poche centinaia di metri c’è la “Protestand Crumlin Road”, dove sono avvenuti molti incidenti, ma tutto è tranquillo, soltanto il vento non smette di soffiare con forza
arrivo fino al Ardoyne Monastery, mi ha sempre reso triste Belfast, troppe case edoardiane o vittoriane palazzi alti di un indefinibile colore rosso scuro, grigio, con finestre alte e strette
ritorno verso il centro entro in un buffo bar il “Crown”

che ha anche un sito con telecamera incorporata, se l’avessi saputo avrei detto di guardarmi sul computer!!!!!!
E’ facile fare amicizia nei bar , chiacchiero con un gruppetto di appassionati di calcio (non capisco una mazza di calcio), ma loro sono informatissimi sul calcio italiano e mi chiedono di Delpiero…(figura di….io non l’ho mai visto!!) e io invento di tutto
dormo al Belfast city hostel

(orribile costruzione che sembra una prigione) ma costa solo 13 sterline irlandesi
Sveglia prestissimo, un giro lungo il fiume e ritorno in aeroporto
Londra certo quasi a casa, ma strano a dirsi sarei ritornata a Belfast, anche coi suoi toni grigi

memories: periodo francese

come già ho fatto ripesco qualcosa dei miei venti anni, quelli che dedicavo a voler scrivere in francese! anni teneri, dolci e dolorosi a volte, ma splendidi!

Je suis ici

Je suis ici,
entre la lumière
et les feuilles,
sous la tonnelle
du jardin aux citrons,
et j’attends ton retour.

Seule avec l’écho
de mes mots,
je voudrais entendre
les tiens.

Telles des épingles
de petites larmes
me piquent aux yeux
fatigués par l’attente.

Attente vaine, sans fin,
oxygène et miel,
eau qui tombe
et dégouline
sur les toits
de mon âme.

traduzione

Sono qui,
tra la luce
e le foglie,
sotto il pergolato
del giardino dei limoni,
e aspetto il tuo ritorno

Sono sola con l’eco
delle mie parole
e vorrei sentire
l’eco delle tue

piccole lacrime
come spilli
pungono i mie occhi
stanchi per l’attesa

in questa attesa vana
e senza fine,
ossigeno e miele,
acqua che si abbatte
e sgocciola sui tetti
dei miei pensieri

memories: adoro i Buena Vista Social Club!!

I Buena Vista Social Club è un ensemble di musicisti cubani fondato nel 1996 per far rivivere la musica della Cuba pre-rivoluzionaria . Il progetto è stato organizzato dal dirigente del World Circuit Nick Gold, prodotto dal chitarrista americano Ry Cooder e diretto da Juan de Marcos González . Hanno chiamato il gruppo come un locale di musica popolare nel 1940. Per mostrare gli stili popolari del tempo, come son , bolero e danzón , hanno reclutato una dozzina di musicisti veterani, molti dei quali erano in pensione da molti anni.

Nel 1996, il chitarrista americano Ry Cooder era stato invitato a L’Avana dal produttore britannico di world music Nick Gold della World Circuit Records per registrare una sessione in cui musicisti africani del Mali avrebbero collaborato con musicisti cubani
All’arrivo di Cooder (attraverso il Messico per evitare l’ embargo sul commercio e sui viaggi degli Stati Uniti contro Cuba ), è emerso che i musicisti del Mali non avevano ricevuto il visto e non potevano viaggiare a L’Avana. Cooder e Gold hanno cambiato i loro piani e hanno deciso di registrare un album di Cuban son musica con musicisti locali

Già a bordo del progetto di collaborazione africana c’erano musicisti cubani tra cui il bassista Orlando “Cachaíto” López , il chitarrista Eliades Ochoa e il direttore musicale Juan de Marcos González , che aveva organizzato un progetto simile per gli afro-cubani All Stars . La ricerca di altri musicisti ha portato la squadra al cantante Manuel “Puntillita” Licea , al pianista Rubén González e al cantante ottantenne Compay Segundo , che hanno tutti accettato di registrare per il progetto.

L’album è stato registrato in soli sei giorni e conteneva quattordici brani; apertura con ” Chan Chan ” scritto da Compay Segundo, un figlio di quattro accordi che sarebbe diventato quello che Cooder descrisse come “il biglietto da visita di Buena Vista”; [17] e termina con una resa di “La Bayamesa”, una romantica criolla composto da Sindo Garay (da non confondere con la cubana inno nazionale della omonima )

Una delle canzoni presenti nell’album era “Buena Vista Social Club”, un danzón scritto da Orestes López , il padre del bassista “Cachaíto”. La canzone ha messo in luce il lavoro per pianoforte di Rubén González ed è stata registrata dopo che Cooder ha sentito González improvvisare intorno al tema musicale della melodia prima della sessione di registrazione di una giornata. Dopo aver suonato il pezzo, González ha spiegato a Cooder la storia del club sociale e che la canzone era la “melodia della mascotte” del club.

Al momento del rilascio il 17 settembre 1997, il CD divenne un enorme “passaparola”, ben oltre quello della maggior parte delle pubblicazioni di musica mondiale.
Ha venduto più di un milione di copie e ha vinto un Grammy Award nel 1998. [21] Nel 2003 è stato inserito dalla rivista Rolling Stone di New York come # 260 in The 500 Greatest Albums of All Time

Il Buenavista Social Club era un club per soli membri originariamente situato a Buenavista , un quartiere nell’attuale quartiere di Playa (prima del 1976 parte di Marianao ), uno dei 15 comuni della capitale di Cuba, L’Avana, il club originale è stato fondato nel 1932 in un piccolo locale di legno in calle Consulado y pasaje “A” (attualmente calle 29, n. 6007 ), nel 1939, a causa della mancanza di spazio, il club si trasferì al numero 4610 di Avenue 31, tra i calles 46 e 48, ad Almendares, Marianao
foto
Questo luogo è ricordato da Juan Cruz, ex direttore del Marianao Social Club e maestro di cerimonie al Salón Rosado de la Tropical (altri locali notturni dell’Avana)
quando i musicisti Ry Cooder, Compay Segundo e una troupe cinematografica hanno tentato di identificare l’ubicazione del club negli anni ’90, la gente del posto non riusciva a mettersi d’accordo su dove si trovava
a quel tempo, i club a Cuba erano segregati; c’erano sociedades de blancos (società bianche), sociedades de negros (società nere), ecc. Il Buenavista Social Club operava come una società nera, che era radicata in un cabildo, I cabildos erano confraternite organizzate durante il XIX secolo da schiavi africani. L’esistenza di molte altre società nere come Marianao Social Club, Unión Fraternal, Club Atenas (i cui membri includevano medici e ingegneri) e Buenavista Social Club, esemplificarono i resti della discriminazione razziale istituzionalizzata contro gli afro-cubani
Queste società operavano come centri ricreativi dove i lavoratori andavano a bere, giocare, ballare e ascoltare musica. Nelle parole di Ry Cooder ,
“La società a Cuba e nei Caraibi, inclusa New Orleans, per quanto ne so, era organizzata attorno a questi circoli sociali fraterni. C’erano mazze di carte per sigari, mazze per giocatori di baseball e giocavano a sport e carte – qualunque cosa facessero nel loro club – e avevano mascotte, come i cani. Al Buena Vista Social Club, i musicisti andavano lì per uscire insieme, come facevano ai sindacati dei musicisti negli Stati Uniti, e avevano danze e altre attività

io li ho visti dal vivo ed erano davvero uno spettacolo! molti degli originali componenti del Gtuppo sono morti ahimè e anche il gruppo negli ultimi diaci, quindici anni è molto cambiato!

vi consiglio di cercare il film in rete è speciale! chi avesse Prime Amazon lo può vedere tranquillamente

memories: Petite Fleur

quando ero ragazzina (16 anni) non avevo tempo di badare ai ragazzi o farmi “il fidanzato” ero molto occupata a rifare il mondo, a fare la rivoluzione e a nascondere in tutti i modi la mia femminlità troppo prosperosa nelle parti “alte”
mi davano fastidio i complimenti e trovavo assolutamente insignificanti i “maschietti”, senza capo nè coda e con solo una cosa in testa…
poi un giorno sulla costa francese , ebbi una improvvisa esplosione ormonale , avevo visto un “fanciullo” che aveva tutto quello che doveva avere, bello, intelligente, gentile, insomma il massimo e persi la testa , era il mio primo amore
lo seguivo come un segugio, rubai persino una gonna e una camicetta a mia sorella per far bella figura e lo aspettai sul lungomare, alle sette del pomeriggio passava sempre con gli amici
eccolo, un dio, con quei capelli così biondi che sembravano oro, ma cosa faccio ora, lo guardo e poi, e poi lo guardo e dopo torno a casa incazzata perchè non so cosa fare
Gina, la figlia di un amica di mia madre, mi invita alla sua festa di compleanno e mi fa l’elenco di chi ci sarà, c’è anche lui sììì, vado, sìì vado, e cosa mi metto, e cosa dirò e che casino che ho nella zucca!!!
vestita come barbie e persino profumata mi tuffo nella marea di ragazzini che sembrano molto piu’ emancipati di me e… lui , lui, mi invita a balllare, un ballo da mattonella- mattonella che nemmeno ci si sposta e sul giradischi una musica travolgente
Petite Fleur, suonata da un sax da paura (Sidney Bechet )
e io mi sciolgo tutta, sono diventata un burro da spalmare , sono pronta persino ad un timido bacio
ma quel cretino mi mette le mani sotto la camicetta e io mi sveglio come per incanto, da burro spalmabile divento ghiaccio e la mia mano destra si stampa sulla sua guancia con una forza notevole
non ero pronta a mani che mi frugassero, ero pronta soltanto alla dolcezza di un bacio casto, e poi magari chissà …
nella mia mente si sono confusi i tratti del suo viso, ricordo soltanto alcuni colori, ma la sensazione, il brivido sul mio corpo, il desiderio di un bacio è ancora presente , è lì vivo come allora

memories: Libano andata e ritorno

burj al shamali refugee camp

settembre 19/1999

un lungo viaggio, fatto questa volta per amicizia e non per svago, mi ha portato in Libano a Bayrut, strana atmosfera, greve e nello stesso tempo indifferente
erano due anni che non andavo e devo dire che molte cose sono cambiate, ma non credo in meglio, la parte residenziale, quella con bellissime ville sulla collina che guarda verso il mare è sempre più bella, riaperto il casinò, tornati i magnati europei (gli italiani sono la maggioranza)
la periferia invece e la parte sud della città sempre più misera, macerie, discariche e disperazione
da Bayrut con un lungo e scomodo viaggio in gip (anche se breve come distanza) vorrei raggiungere la città di Tyros, nel sud per entrare nel campo profughi dove si trovano gli amici che desidero incontrare e Rita la mia amica del “cuore”
fino a 30 km da Tyros tutto va bene, mi accompagna un giovane libanese figlio di Fatma che ora ci ha lasciato, ma poi improvvisamente tutto diventa difficile, incrociamo posti di blocco e non riusciamo più a capire nulla, almeno io
ci sono siriani, milizie internazionali, milizie druse, (ma non se ne erano andati tutti?) di tutto di più, dobbiamo sempre scendere, controllare i documenti, farci visionare il bagaglio, “no camera” è un ritornello
finalmente verso le 9 di sera arriviamo a Tyros, splendida, un volta, ora buia e triste
dobbiamo fermarci, per entrare nel sud verso il campo profughi dobbiamo avere un nuovo permesso, speriamo nel domani
alle 7 ci presentiamo per la richiesta del permesso, dopo lunghe ed estenuanti trattative io posso andare , ma da sola senza Nadim. ma insieme ad un giornalista francese che mi dà un passaggio
arriviamo dopo due ore al campo di bourj al shamali
che felicità!!
ritrovo amici che non vedevo da 3 anni e la mia compagna di banco, delle scuole elementari, che lavora da anni in Libano
stanno facendo anche un sito web, dovrebbe essere attivo fra due o tre giorni
parliamo, parliamo
io ho solo 8 ore di permesso, volano
sento rabbia, disperazione, dolore, una rivolta sotterranea contro tutto e tutti, ma anche un desiderio di “normalità” come non avevo mai sentito prima
e mi regalano le foto di una festa per il ramadan, contano i loro morti, tanti, tanti massacri, tante vite spezzate e ancora in 8 in 20 mq a mendicare un lavoro, una scuola
eppure nessuno dei bambini è analfabeta, mi raccontano di un medico di Ivrea che ha passato l’estate da loro
e mi regalano i dolci con il miele
lasciarsi è doloroso, devo tornare, ma dove?
in un occidente che ancora stenta a capire
a Tyros reincontro Nadim e con rabbia ritorniamo a Bayrut
ho voglia di togliermi di dosso la disperazione e il dolore e vado all’Ammam, un luogo di distensione, di profumi, di vapori, ma riesco soltanto a confondere le mie lacrime con le goccie di sudore che mi rigano il viso
ho paura dell’ignoranza, dell’indifferenza, dell’ottusità dei governi, degli stati, dei popoli e dei singoli, del non voler vedere, nel non voler ascoltare, nel voler ridurre tutto ad un fenomeno di violenza che deve cessare
ma quando?

Ad oggi la situazione è degenerata! :

C’è un’incidenza molto alta di talassemia e anemia falciforme (malattia genetica) tra gli abitanti di Burj Shemali e il campo è uno dei più poveri del Libano. La disoccupazione è estremamente alta, con il lavoro agricolo stagionale la fonte di reddito più comune sia per gli uomini che per le donne.

La crisi siriana in corso ha portato anche un afflusso di rifugiati siriani e rifugiati palestinesi dalla Siria (PRS) nel campo, mettendo a dura prova le infrastrutture ei servizi……

memories: mamm’azza!!! ****

Aqaba – agosto – ore 5 – di un mattino qualsiasi
matilde e wi (madre e figlia)
****mamm’azza simpatico nomignolo con cui mi chiama mia figlia ahahahha che sarebbe la contrazione di mamma mi ammazza ( di baci, parole, pensieri)

** mamm’azza perché sei alzata? sono solo le 5

— e tu perché sei qui?

** avevo sete

— io non avevo sete, sto mettendo alcune cose nel borsone, vado al Wadi

** perché non l’hai detto ieri sera?

— di solito non interessa a nessuno quando vado

**hai fatto male io sarei venuta

— ??? ma va

** ecco come sei, sempre svincolata cazzo, e fai quello che ti pare, non te ne
frega una mazza se io volevo venire o no

— wi.. quante volte sono stata al wadi?

** tante

— quante volte mi hai detto: -e basta diventi monotona

**tante

— nam shu beddek? (e adesso cosa vuoi)

** ma beddi walesci, ana beddy ru bas (non voglio niente, voglio solo venire)

— vuoi venire, vuoi venire e la motivazione?

** non me l’hai chiesto per quello voglio venire

— comincio a non seguirti

** e ci credo!! tu non segui, vai sempre avanti, tutte le volte che vai dici
sempre a tutti:- nessuno viene?- con due occhi che dicono “state a casa!!”
adesso che non l’hai chiesto, forse vuoi sul serio che qualcuno venga e
vengo io

— ………………………………………………………………….

** ma cosa c’è mamma al wadi che non puoi trovare qui, che noi non
possiamo darti

— c’è il mio silenzio, ci sono le mie parole, c’è la sabbia rossa
** ………………………………………………………..

— ci sei tu nascosta dietro la tenda che giochi con i sassi, ci sono i tuoi
abbracci, i tuoi baci, ci sono gli occhi del nonno.

**posso venire? devo riprendermi tutto!! o almeno dividerlo con te

— prendi lo zaino, il sacco a pelo l’hatta e due caftan… vuoi una tazza di caffè?

Rebus Sic Stantibus

Timeo Danaos et dona ferentes

4000 Wu Otto

Drink the fuel!

quartopianosenzascensore

Dura tenersi gli amici, oggigiorno...

endorsum

X e il valore dell'incognita

Cucinando poesie

Per come fai il pane so qualcosa di te, per come non lo fai so molto di più. (Nahuél Ceró)

Nonsolocinema

Parliamo di emozioni

Solorecensioni

... ma senza prendersi troppo sul serio

Parola di Scrib

Parole dette, parole lette

Indicibile

stellare