a piccoli passetti attraversa la stanza riempiendola del suo sorriso, allarga le braccia e mi stringe con forza inaspettata in un abbraccio senza fine
– nonna, piano mi soffochi
-oh si potrei soffocarti d’amore, tenerezza mia, ma non oggi
– spero manco domani! e i biscotti non li fai?
– oggi li facciamo più tardi perché arriva Ermete!
– Ermete? e chi è, mai sentito Ermete, magari è un tuo spasimante e me l’hai sempre nascosto!
– sì … guardo nonna spalancando gli occhi e non posso crederci che quella piccola donna carica d’anni dagli occhi arguti e sorridenti abbia uno spasimante segreto! non c’è più religione, se le nonne hanno lo spasimante e le nipoti no!
– Ermete è il figlio del notaio del Principe, sai quello che aveva la tenuta dell’Ardenga vicino al Taro, giocavamo nell’aia insieme dopo la trebbiatura e mi rubava i baci e i biscotti, ma lui è andato in città a studiare e io a servizio mi piacevano i suoi occhi neri come la pece e i capelli lucidi che brillavano al sole, ce l’ho sempre avuto nel cuore e nella memoria ieri è arrivato un pacco con una scatola di biscotti, e un biglietto : “sono sessanta biscotti lo stesso numero degli anni da che ti conservo nel cuore, vogliamo mangiarceli insieme domani? Ermete” e oggi è domani e io aspetto Ermete, sono sessnt’anni anni che aspetto quei biscotti…
sola come un enigma guardo spazi, pareti che mi assediano apro occhi senza ciglia, sveglia senza luna, scrivo a te parole amaranto come inni all’insonnia del cuore con l’inchiostro rosso del tramonto a colmare il limite del giorno e fuori oltre la soglia soffia il vento d’autunno
“è danza, è teatro, o è semplicemente vita. Amore, libertà, lotta, desiderio, gioia, disperazione, unione, bellezza, forza.” Pina Bausch
sono ormai passati 11 anni da che Pina Bausch ci ha lasciato, ma devo dire che la sua mancanza la sente molto e nello stesso tempo la sua arte continua a farmi sognare, il suo modo di comunicare è sempre stato affidato quasi interamente al linguaggio del corpo, dei corpi, fatti essi stessi della stessa materia dei sogni, capaci di muoversi in palcoscenico commuovendo, ferendo, sconvolgendo e penetrando la sensibilità dello spettatore, strappando a ciascuno la maschera dal viso e lasciando venir fuori, come da un cratere in eruzione, frustrazioni, delusioni, sogni, tutto il mondo intimo che ognuno di noi porta segretamente dentro se stesso… il suo era un Teatro Danza e in molti ancora fanno fatica a comprenderlo è per sua natura concettuale e le frequenti dinamiche degli attori/danzatori, a differenza della danza pura, non sempre seguono delle figure precise e coordinate. Spesso gli attori si ha l’impressione che corrano nello spazio senza un apparente significato o recitino con il corpo riproducendo sempre gli stessi movimenti. a volte i ballerini puri non riescono ad apprezzare questo tipo di lavoro pur essendoci un grande rispetto e il riconoscimento del talento dell’artista, ma esiste una sorta di mancata empatia con il genere di spettacolo che Pina presenta, a volte alcuni critici hanno critto che non apprezzano quel tipo di danza ed è forse qui l’errore, non è solo danza , è comunicazione è danza fusa con il teatro. io l’ho vista danzare con la sua compagnia molte volte, veniva in tempi lontani molto volentieri a Parma e collaborava con la Compagnia del Collettivo di Teatro Due, e veramnte quello che succedeva in scena mi arrivava con una forza travolgente e sono emozioni che non si dimenticano, la danza la musica ti entrano dentro e ti smuocono qualcosa che non pensavi ti appartenesse e di questo io sarò sempre grata a Pina Bausch e anche alla danza in generale… vorrei lasciarvi alcune sue parole…
“””…..Fin dall’infanzia la danza è stata per me un mezzo di espressione molto importante. Con la danza potevo esprimere tutte quelle emozioni che non sapevo dire a parole. Sono talmente tanti i differenti stati d’animo, tante le sfumature e le tonalità che si possono esprimere attraverso la danza. Ed è questo ciò che conta: si deve conservare la ricchezza, non limitarla, si devono rendere visibili e percepibili tutte le diverse sfumature…..””
“”—La fantastica possibilità che abbiamo in scena è che ci è permesso compiere azioni che nella vita normale non si possono e non si devono fare. Con questo cerco di capire da dove vengono certe emozioni. Le contraddizioni sono importanti. Tutto deve essere osservato, non si può escludere nulla. Solo così possiamo intuire in che tempo viviamo. La realtà è molto più vasta di quanto siamo in grado di comprendere. Talvolta possiamo chiarire qualcosa soltanto confrontandoci con ciò che non sappiamo. E talvolta le domande che ci poniamo conducono a esperienze che sono molto più antiche, che non appartengono soltanto alla nostra cultura, al qui e ora. È come se ritornasse a noi una conoscenza che da sempre ci appartiene, ma della quale non siamo più consapevoli e contemporanei. Ci fa ricordare qualcosa che è comune a tutti noi. Questo ci da grande forza e speranza…..”””
leggendo un post da LeaneNit dedicato a Frddie Mercury, dove venivano riportate alcune sue parole riguardanti Mary che lavorava da Biba a Londra mi sono tornati alla mente tantissimi ricordi! io a Londra ci sono stata diverse volte durante la mia adolescenza/gioventù, come ragazza alla pari e anche come “servente” come diceva la mia nonna. le pratiche erano lunghe essndo minorenne ci volevano dei permessi, insomma non era come andare a studiare in un college, comunque negli anni 70 per 3 anni ho passato i tre mesi estivi in Inghilterra i primi due anni nella campagna e l’ultimo … non ridete ma in un convento di suore a Londra con mia sorella di due anni maggiore a lavorare . questo convento era situato in una traversa di Carnaby Street che era la via più alla moda di Londra dove Mary Quant esponeva le sue minigonne e dove il passeggio era per chi era davvero strambo, ho visto cose che voi mortali ahahhah, veramente! in questo convento che ora è stato demolito per farci un ospedale, delle suore non simpaticissime gestivano una specie di ricovero per donne sole e ricche, ognuna delle Signore aveva un piccolo appartamentino con i loro mobili e questi apaprtamentini avremmo dovuto tenerli puliti io e mia sorella. avevamo una stanza nella dependance dove c’erano altre due ragazze che vi soggiornavano , ma facevano le commesse. non vi dico il rudo della camera dove noi alloggiavamo, la mochette era marrone, ma dopo averla lavata era diventat beige… ahaha , comunque tralasciamo cosa dovevamo fare che è meglio! avevamo una mezza giornata libera il mercoledì e poi tutto il giono di sabato, ed in quei giorni ce la siamo davvero spassata! il mercoledì pomeriggio era dedicato a BIBA un grande magazzino dove c’era di tutto e tutto si poteva provare e non comprare,non esistevano camerini, ma si provava davanti agli specchi con grande naturalezza! erano a 98% tutte donne ed era magnifico truccarsi e poi struccarsi e poi rifarlo ancora e poi i cappelli ,mamma mia e le scarpe e le borse!! un sogno! pomeriggi da favola! e si usciva senza comprare nulla! nel 73 divenne Big Biba per poi chiudere credo nel 77, poi cercarono di rimetterla in piedi , ma non andò tutto a buon fine, vi lascio alcune immagini della BIBA70
reparto cosmeticicamerini “en plein air” ahahahi cappelli che passione!reparto scarpe!!
devo riconoscere che ho una smisurata ammirazione per le sue mani e per il suo modo di suonare e per la sua straordinaria capacità di improvvisazione si racconta che negli anni Settanta, una volta, si era appena seduto al grande pianoforte a coda montato sul palco di un anfiteatro all’aperto di Washington ed era solo, e rimase per diversi minuti in silenzio fissando la tastiera, ad un certo punto, il religioso silenzio del pubblico fu interrotto da uno spettatore che gli gridò: «Do diesis maggiore!». «Grazie, ne avevo bisogno» rispose Jarrett, che su quell’accordo cominciò uno dei suoi celebri concerti di improvvisazione solitaria, che lo hanno reso uno dei più famosi e amati pianisti jazz e non solo di sempre Jarrett nacque nel 1945 ad Allentown, Pennsylvania, in una famiglia di origini europee (nonostante a lungo in molti abbiano creduto fosse afroamericano) e fu un bambino prodigio, che cominciò a suonare il piano prima dei tre anni e comparve in tv per la prima volta a cinque anni La sua formazione musicale fu classica, una cosa che contribuì a rendere le sue composizioni sofisticate ed eclettiche, ma che forse lo limitò per qualche motivo, era solito dire :”. Insegnare a un musicista classico a improvvisare è quasi più difficile che insegnarlo a un contabile o a un idraulico, diceva.” nello stessa sera si inventava pezzi blues, citava standard jazz, alternava il baccano del free jazz più arrabbiato a lunghi intermezzi intimisti e romantici. Tirava fuori dal nulla passaggi e temi orecchiabili, alternando passaggi virtuosi ad altri delicatissimi, accompagnamenti ossessivi e spesso volutamente grossolani ad altri che facevano ballare la gente sulle sedie. Spesso quello che suonava aveva poco di jazz, e sconfinava in mille altri generi diversi, per pochi secondi o per intere sezioni del concerto: tutti elementi che resero le sue esibizioni molto popolari anche tra i non appassionati del genere. ancora oggi per me vedere dei suoi pzzi live è sempre una grande emozione di lui ho sempre apprezzato in particolare la sua capacità di sfruttare al massimo le potenzialità ritmiche dello strumento, percuotendo sui tasti per tirare fuori suoni a tratti simili a quelli di una batteria. Nei suoi concerti, poi, si accovacciava, si alzava in piedi, batteva i piedi per terra e faceva continui versi e gemiti, per accompagnare la melodia o per ampliarla: e lo si sente benissimo nei tantissimi che registrò in giro per il mondo io ebbi il privilegio di sentirlo diverse volte e anche in quella che è forse diventata la più famosa sbroccata da palco della storia del jazz moderno, Jarrett disse al pubblico che si era radunato a Perugia per sentirlo nell’edizione del 2007 di Umbria Jazz che «quegli stronzi con la macchina fotografica devono metterla via subito», perché il privilegio era di chi stava ascoltando lui, DeJohnette e Peacock, se avesse visto un altro flash, disse, si sarebbe riservato il diritto di smettere di suonare e «di lasciare questa cazzo di città» fu un episodio sicuramente spiacevole, ma lui suonò meravigliosamente! e benchè il direttore del festival Carlo Pagnotta disse che Jarrett non sarebbe tornato, fu invitato di nuovo nel 2013: ci andò, ma appena salito sul palco intravide qualcuno nelle prime file scattare una foto senza flash, nonostante le accorate raccomandazioni di Pagnotta, e se ne andò via per un po’. Dovette salire il suo manager a chiedere di nuovo la collaborazione del pubblico, e Jarrett infine tornò sul palco, facendo buona parte del concerto al buio, per prevenire nuovi fotografi clandestini!!! certamente un caratteraccio!!! ma…. ma…
mia madre e mio padre amavano la musica e in casa nostra il giradischi un Grundig (che ancora conservo), era senza dubbio lìoggetto più importante in casa ahah , e fin da piccola ho ascoltato di tutto , ma quello che mi è rsuonato subito nell’orecchio appena ho avuto la possibilità di capire è stata “Sound Of Silence” , che non ha mai smesso di ronzarmi nelle orecchie fino ad ora
era quell0ncipit così semplice, leggero, ma anche potente che poi si dispiega in quel primo verso che racchiude tutto un modo, come ho scoperto negli anni, certo i significati al testo sono stati interpetati in tantissimi modi, in particolare lo dicevano legato all’uccisione di John Kennedy, anche se Simon abbia sempre declinato questa interpretazione e sinceramente quale sia stata l’intenzione a me sinceramente intereaa ben poco! come mi succede per la poesia anche per la musica e le canzoni diventano mie per come le percepisco e le vivo attarverso i mie pensieri lemie emozioni e il mio backgriund! e questo tensto l’ho sempre letto come un grido contro l’incapacità di comunicare ! quelle “””diecimila persone e forse più, persone che parlavano senza dire nulla, persone che sentivano senza ascoltare, persone che scrivevano canzoni che mai sarebbero state cantate, nessuno osava disturbare il suono del silenzio”” sono una rappresentazione attuale formidabile di cosa può essere il silenzio
il silenzio è importante è fondamentale, l’oscurità è una vecchia amica, se poi lo si sa ascoltare e quindi riempire, diventa nemico se fine a se stasso, se mi rende muto. di fronte a tutta la violenza che ci circonda anche in questi giorni il silenzio , la sua voce sarebbe fondamentale se lo ascoltassimo per irflettere per darci delle risposte e non rispondere al silenzio con altra violenza!
The Sound Of Silence
Hello darkness, my old friend, I’ve come to talk with you again, Because a vision softly creeping, Left its seeds while I was sleeping, And the vision that was planted in my brain Still remains within the sound of silence.
In restless dreams I walked alone Narrow streets of cobblestone, ‘Neath the halo of a street lamp, I turned my collar to the cold and damp When my eyes were stabbed by the flash of a neon light That split the night And touched the sound of silence.
And in the naked light I saw Ten thousand people, maybe more. People talking without speaking, People hearing without listening, People writing songs that voices Never share And no one dared Disturb the sound of silence.
“Fools,” said I, “You do not know – Silence like a cancer grows. Hear my words that I might teach you. Take my arms that I might reach you.” But my words like silent raindrops fell And echoed in the wells of silence
And the people bowed and prayed To the neon god they made. And the sign flashed out its warning In the words that it was forming. And the sign(1) said: “ The words of the prophets are written on the subway walls And tenement halls And whispered in the sound of silence.
Traduzione a cura di Ermanno Tassi
Il frastuono del silenzio
Salve tenebra, vecchia amica mia Eccomi a parlare ancora con te Perché una visione silenziosamente Si è intrufolata mentre dormivo Ed ha lasciato una traccia E questa visione mi si è impiantata in testa E lì rimane ancora con il frastuono del silenzio
Nei miei sogni agitati camminavo da solo Strade di ciottoli strette Sotto l’alone di un lampione Alzai il bavero per il freddo e l’umidità Allorchè i miei occhi furono trafitti dal Lampo di una luce al neon Che squarciò la notte E scosse il frastuono del silenzio.
E nella luce vivida vidi Diecimila persone, forse più Persone che conversavano senza parlare Persone che udivano senza ascoltare Persone che scrivevano canti che quelle voci Non avrebbero mai condiviso E nessuno osava disturbare Il frastuono del silenzio.
“Idioti” dissi, “Non sapete che Il silenzio cresce come un cancro Udite le parole che potrei insegnarvi Prendete le mie braccia con le quali potrei Raggiungervi.” Ma le mie parole come silenti gocce di pioggia Caddero ed echeggiarono nei pozzi del silenzio
E le persone chine in preghiera Al dio neon che si erano creati E la scritta mostrò chiaramente il suo monito Nelle parole che si stavano formando E la scritta disse: “Le parole dei profeti sono scritte sulle pareti delle metropolitane Negli atri dei caseggiati E mormorano il frastuono del silenzio.
giornata oggi non piacevole, anche se con un sole freddo e un cielo limpido
a volte quando credi che tutto vada per il meglio ti capitano giornate come questa, dove tutto va storto dal mattino quando esci con la macchina e ti tamponano (poco, ma ti tamponano), scendi ti incazzi perchè hai fretta, nemmen tanto per i danni, ma perchè hai proprio una fretta del diavolo e quello che non ti ha visto ferma al semaforo che vuole pure aver ragione e urla e sbraita , allora l’inazzatura comincia a salire, poi ti calmi prendi i dati e lo mandi a quel paese, ma hai perso almeno 40 minuti
arrivi all’appuntamento aspettato da tre mesi in ritardo e trovi che ti hanno cancellato, allora cominci a pensare che devi ricominciare ad incazzarti, vai a far valere le tue ragioni, ma niente da fare, fanno uno strappo alla regola e posso tornare domani
esci e dovresti tornare da lui che ancora non sta bene che ti aspetta, ma dici :
-cavolo, mi prendo un caffè con una pasta in centro e guardo le vetrine, me lo merito!-
vai in centro e non sai dove mettere la macchina, la lasci in viale Solferino e ti fai a piedi Via Farini, e finalmente ti siedi all’aperto , guardi il passeggio e sorseggi il caffè
poi presa dai sensi di colpa torni veloce a fare un salto a casa
suona il telefono, la Tim:
-Signora se non paga subito la bolletta fra tre giorni le tagliamo la linea!-
-Mi scusi, ma io pago tramite la banca!!-
-Non risultano pagamenti per l’ultima bolletta-
telefoni alla banca, ti incazzi come una iena, si scusano per la svista, penseranno loro a riparare al danno
a questo punto vai da lui e resti lì fino ad ora e pensi che sììì oggi non è stata una bella giornata … o forse sìì, in fondo sei ancora viva, lui sta meglio, la riparazione alla macchina te la paga l’assicurazione, alla Tim ci pensa la banca…. sìì in fondo c’è di peggio!!!
noi siamo 4 fratelli, tre sorelle e un fratello e quando eravamo piccoli mio padre, un grande camminatore, ci portava spesso a fare un giro abbastana lungo, ma sempre pieno di sorprese! Si partiva in macchina (una vecchia 1100 nera) da Parma e si arrivava al Rifugio Lagoni che sorge sulla riva dei Laghi Gemini dove si lasciava la macchina e poi a piedi zaini in spalla fino al lago Bicchiere dove di solito si mangiava al sacco
Lagoni
Lago Scuro
lago Bicchiere
vi si arriva in auto da Corniglio, continuando per Lagdei e seguendo, con molta calma, una lunga strada sterrata, non molto diversa dalle antiche vie che si percorrevano a cavallo o in carrozza, provenendo da Est, da Monchio delle Corti, la strada si fa addirittura avventurosa, perdendosi in chilometri di tornanti sterrati e serpeggianti tra immense foreste dove la fanno da padroni una infinità di faggi ed in autunno le spettalo è fiabesco coi colori delle foglie dei faggi stessi dove brillano i rossi più strani il paesaggio che si apre presso il rifugio è così insolito da far credere di essere in qualche vallata della Scozia o della Scandinavia piuttosto che non lontano da Parma: di fronte al rifugio un grande lago di origine glaciale si insinua ai piedi delle montagne che svettano più sopra, a volte con morbidi crinali e a volte impennandosi in creste rocciose, questo è il primo e il più grande dei due laghi Gemini ma anche conosciuti come Lagoni, che danno il nome al rifugio.
laghi Gemini
Llao superiore
lago inferiore
essi infatti sono due laghi gemelli di origine glaciale posti sul fondo del selvaggio vallone del rio omonimo, tra il Monte Scala e la Rocca Pumacioletto. Il lago inferiore (1340 m) è sbarrato a valle da un piccolo muretto in pietre, costruito per farci passare la strada sterrata. Ha forma quasi rettangolare, lungo e stretto. La profondità al centro è di 7,4 m, mentre l’estensione è di 32500 mq. Il lago superiore (1357 m), raggiungibile dall’inferiore in pochi minuti, ha una forma più tozza e circolare, ed è leggermente più ampio, raggiungendo 35700 mq di estensione. È meno profondo (5 m) e presenta nei pressi dell’immissario una piccola zona popolata da piante palustri dal Rifugio Lagoni (situato a quota 1329 metri), a piedi per raggiungere il lago Scuro si deve imboccare il sentiero 711 che parte dalla riva destra del Lago Gemio Inferiore, il sentiero sale nella faggeta sino ad un bivio, svoltando a destra ci si immette nel sentiero 715 percorrendo il quale si giunge in pochi minuti al Lago Scuro
lago Scuro
lago Scuro
lago Scuro
il lago, situato a 1.527 metri d’altitudine, si trova nella parte occidentale del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e fa parte anche del Parco regionale dei Cento Laghi, per dirla come gli esperti è collocato in un circolo glaciale dominato poco più a sud dal monte Scala (1717 m s.l.m), che divide la vallata dei Lagoni da quella di Badignana, entrambe comprese all’interno del parmense di origine mista in parte morenica e in parte di esarazione, si estende su di una lunghezza massima di 130 m con una larghezza che raggiunge i 100 m, il lago non possiede immissari ed è quindi alimentato soltanto dall’apporto di acque sotterranee; ciò causa una variazione consistente delle dimensioni del lago stesso per cui capita non di rado che il livello delle acque sia inferiore a quello dell’inizio dell’emissario, denominato rio lago Scuro, che risulta dunque essere in secca per lunghi periodi vi abitano dei piccoli crostacei e non vi erano pesci quando io ero bambina, mentre recentemente sono state rinvenute nelle acque del lago delle trote fario molto probabilmente immesse dall’uomo da qui, oltrepassando i i segnavia a destra per il Monte Scala si gira bruscamente a sinistra superando alcune radure ed entrando nella faggeta. Il sentiero sale con alcuni tornanti tra faggi e piccole radure panoramiche fino a sbucare in una piccola conca dove si trova un cartello indicatore. Si prosegue tra le praterie di quota cosparse di rocce affioranti, salendo a destra con due ampi tornanti fino al Passo di Fugicchia (1667 m), aerea sella che divide il Monte Scala dal Monte Matto; qui giunge da destra il sentiero proveniente dalle Capanne di Badignana. Si piega a sinistra lungo la cresta erbosa percorsa dal sentiero 717, che poco dopo si sposta sul versante sinistro e sale in diagonale tra erba e brughiere a mirtillo fino al piccolo Lago Bicchiere (1725 m).
lago Bicchiere
lago Bicchiere
lago Bicchiere
è un minuscolo specchio d’acqua di origine glaciale posto nella valletta del Torrente Parma dei Lagoni, circa 100 metri sotto il crinale spartiacque dell’Appennino Tosco-Emiliano. giace in una piccola conca sospesa, dalla forma di ovale allungato, posta sul versante nord-ovest del Monte Matto (1837 m) tra ampie distese ad erba e mirtillo. Il fondale del lago è fangoso cosparso di massi affioranti di arenaria macigno, la roccia che forma le montagne più alte di questo tratto di Appennino. essendo assenti immissari ed emissario, e avendo il lago un bacino imbrifero molto piccolo, il livello dell’acqua dipende molto dalle precipitazioni atmosferiche. Quindi lo specchio d’acqua presenta variazioni di livello tra le varie stagioni, e nelle estati più secche si può trasformare in una pozzanghera. Per lo stesso motivo, però, il Lago Bicchiere è preservato da fenomeni di interramento. sono assenti insediamenti di vegetazione palustre, mentre la fauna è costituita soprattutto da anfibi (rane e tritoni). ed è qui che si mangiava, e confesso che io mi toglievo le scarpe! non sopportavo mai quelle grosse scarpe da montagna! la colazione erano dei pannini che preparava la nonna Colomba con tonno e pomodori o uova sode e cetrioli , ne sento ancora il sapore il bocca, il pane era quello fatto in casa con le fette grosse e spesse e poi la torta quella delle tagliatelle che era la torta della domenica! a me piaceva in particolare andarci in aututto, non ho mai più visto colori simili nelle foglie i faggi in questo sono pittori straordinari! il paesaggio era piuttosto brullo rispetto al lago Scuro o ai Lagoni, ma per noi bimbi era come essere arrivati in capo al mondo, e di faceva il gioco del gerlo e chi vinceva poteva avere doppia razione di gelato appena tornati a casa! erano tempi magnifici perchè c’eravamo tutti e 4 e siamo sempre stati legati i nostri figli si considerano fratelli e non cugini e sono davvero una Banda! mio fratello ci ha lasciato troppo presto e il suo posto l’hanno preso i suoifigli!