Il piede batte scattante sul suolo di legno, la mano ruota con grazia su braccia di luce, gesto languidamente giocato da polso sottile ed ambrato,
gonna ricamata da fiori multicolori piroetta – si muove- qual fiume che ha smarrito la foce, onda cadenzata a svelare bianche caviglie,
sui suoi capelli di zingara geme la notte, al muover della gamba si copre di rugiada la terra,
occhi lucidi nel buio azzurino accarezzano il tuo viso
affondano sulla tua bocca e danzano al ritmo del tuo desiderio.
*** io ho incontrato il fandango in tempi molto lontani e mi ha rapito più del flamenco, ne ho visto esecuzioni popolari e alcune più “colte” e vi lascio alcune informazioni reperite dal Web (enciclopedia Treccani e Wikipedia), che sono fonti decisamente più sicure delle mie parole!Il video è mio con immagini di una serata di danza …
il fandango è danza spagnola che nasce in Andalusia come varietà della seguidilla (una canzone originale intitolata Seguidilla compare nell’Atto I dell’opera Carmen di Georges Bizet ), un tempo era eseguita a due e i suoi movimenti molto sensuali ne avavno proibito per un certo periodo l’esecuzione, era accompaganta da chitarre e da nacchere che ne segnavano il ritmo. di origine secentesca ha un andamento vario (in misura/”>misura binaria e movimento lento, oppure in misura ternaria e movimento rapido). Esempi colti si trovano nell’opera di C.W. Gluck, W.A. Mozart, N.A. Rimsji Korsakov e M. de Falla. Boccherini, Soler , Scarlatti.
il flamenco Genere musicale di origine gitana, che presenta affinità con la musica araba; pur nella grandissima varietà di forme, predomina nel f. un sentimento di malinconia, ottenuto generalmente dall’insistente ripetersi delle frasi musicali e dalle inflessioni languide. Il f. può essere solo canto (la debla, la saeta, la tond, il martinete), o richiedere l’accompagnamento della chitarra o, ancora, essere danzabile Dal principio del XIX secolo, il flamenco adottò tratti dei fandanghi andalusi dando così luogo ai cosiddetti “fandangos aflamencaos” che sono considerati oggigiorno come uno dei palos del flamenco fondamentali.
oggi pomeriggio leggendo un post di unallegropessimista (blog che vi consiglio di visitare) in cui si parlava di uccelli uccisi dalle pale eoliche e di molto altro e a cui vi rimando QUI , mi è venuta in mente questa canzone di De Gregori che proprio in questo frangente di tempo e di spazio mi sembra fin troppo attuale!
la storia
la storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso. La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare. E poi ti dicono “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera. Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone, la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione. La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere. E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare. Quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare, ed è per questo che la storia dà i brividi, perchè nessuno la può fermare. La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella ciao, che partiamo. La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano. La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.
***divertissement al modo della poesia araba medievale e quella delle corti di Spagna***
..* Ti saluto in una pesca, Una pesca in mezzo al vassoio, Avrei preferito baciarti, Mentre mordicchiavi il mio collo, In fondo al letto.
Ti saluto in un’arancia succosa, La mia bocca è dolce come miele d’estate. Io sono una rete di seta E tu un falco alato.
Ti saluto in una coppa Di rosse ciliege Apri le tue ali e portami lontano.
..*
lascia ch’io frughi lo scrigno della notte con sussurri di parole
lascia ch’io assaggi il miele dei tuoi occhi il nettare della tua bocca e ne riempia in segreto caraffe d’argento
la nostalgia a te mi riconduce, errante bagliore in filo d’alba
..*
Ho bevuto dal palmo della tua mano vino di luna
ho asciugato le mie labbra nei tuoi capelli
ho accarezzato la tua gola nido della tua voce
ho mordicchiato le dita delle tue mani dolci scrigni di morbide carezze
ho cercato la luce dei tuoi occhi ed in essi mi sono ritrovata.
..*
Toccami con le punta della dita dove l’incavo del collo è piu’evidente, baciami a piccoli sorsi le spalle dove il vestito scopre un morbido lembo di pelle,
addenta il mio labbro, percorrilo lentamente con piccoli morsi
mela piu’ tenera non potrai assaporare arancia piu’ succosa non potrai gustare melagrana piu’dolce non potrai assaggiare sono io il tuo frutto.
..*
ti sedurrò col vino ed il miele allunghero le mie dita sottili verso il tuo capo e seppellirò nelle tue mani la mia testardaggine, annegando ebbra nel nero cupo dei tuoi occhi
muta il corpo al desiderio si espande modellandosi in fiumi sttaripanti e senza argini
resta con me ancora un poco il sonno tarda a venire
..*mi ha sempre affascinato la poesia araba medioevale e quella che si “cantava” in Andalusia e in Sicilia, la poesia era sempre accompagnata da musica E’ una poesia prevalentemente d’amore , un amore passionale e carnale, dove la donna , regina dei cuori, è vista come oggetto del desiderio, dove per la donna amata si fanno pazzie e si coniano similitudini le più svariate. è una poesia che usa il reale e lo racconta come fosse pensiero, personificazione di concetti astratti, è una poesia dove l’aggettivazione che ai nostri occhi può sembrare ridondante serve a rafforzare un concetto (falco alato ad es.) nella lingua araba una cosa si può dire in almeno 10 parole diverse ognuna con una sfumatura particolare e adatta al ripo di discorso o descrizione che si fa. è un poetare che sembra semplice, ma segue regole molto complesse soltanto non tantissimi anni fa la poesia araba ha approcciato al verso libero fa riferimento in gran parte alla corrente sufi e contrariamente a quanto si pensa rende il “profano” sacro … esistono molte donne che nell’epoca che va dall’VII all’VIII secolo hanno scritto versi d’amore in senso lato in particolare Rabi’a al-Adawiya, che ha parlato dell’amore per Dio in un modo assolutamente “profano”, donna dalla vita intensa, e anche socialmente attiva è forse l’unica conosciuta in occidente perchè considerata “una santa” dell’Islam (cosa che mi lascia dubbiosa) comunque alcuni suoi scritti sono tradotti in Francese e alla Sorbona anni fa tenevano anche corsi su di essi una curiosità , alcuni dei suoi versi sono stati musicati per Om Kaltum la piu’ grande cantante che il mondo arabo abbia conosciuto.. negli anni ’50 è una poesia che si può definire profana e sacra al medesimo tempo, l’amore per Allah è spesso identificato all’amore terreno per una donna donna che è sempre oggetto del desiderio ma anche pensiero intelligenza, astuzia e forza. è una immagine di donna che a me gusta molto, sensuale, forte, coraggiosa, volitiva e libera nello spirito
ho provato spesso a cimentarmi nel provare a scrivere qualcosa che andasse in quella direzione, senza “copiare” gli stilemi, ma soltanto cercando di avvicinarmi ad essi mantenendo il mio modo di essere. non sempre ci sono riuscita perchè è piu’ facile a dirsi che a farsi, ma non ho ancora desistito, non ho difficoltà a dire che le cose che scrivo so io per prima che sono imperfette, spesso contengono errori anche grossi, ma non ho gli strumenti “materiali” per fare di meglio, e siccome scrivere mi piace comunque, sono sempre felice se qualcuno mi corregge, non la ritengo una intrusione, ma un arricchimento grande!!
il musicista Luis Delgado in ” El Hechizo de Babilonia” ha messo in musica i testi di sei poetesse arabo-andaluse vissute fra XI e XIII secolo, purtroppo non ho trovato traduzioni italiane di queste poesie!
IMPORTANTE!
mi permetto di aggiungere qui ( col suo consenso) un commento di Claudio Capriolo che cura un Blog unico nel suo genere,e che ci regala chicche musicali che difficilmente si trovano altrove, eccolo:
Secondo una teoria abbastanza accreditata, i trovatori presero spunto, fra l’altro, da forme poetico-musicali di origine araba affermatesi nella Penisola iberica durante la dominazione musulmana: per esempio lo زجل (che nei testi di filologia viene traslitterato in zajal o zejel), una forma strofica che fu praticata da poeti attivi in Andalusia a partire dall’XI secolo con Ibn Quzmān.
Poesia e musica inscindibili anche in Europa almeno fino al Trecento. L’ultimo grande poeta-musicista fu Guillaume de Machaut (o Machault), morto nel 1377; già il suo allievo Eustache Dechamps(† 1406) non era più in grado di rivestire di musica i propri versi.
A proposito: anche alcuni fra i trovatori non erano abbastanza bravi a comporre musica, e così dovevano fare ricorso all’aiuto di collaboratori versati nell’arte musicale, cercandoli fra i membri della servitù (salvo poche eccezioni, i trovatori appartenevano alle classi aristocratiche). Questi collaboratori erano detti in latino servi ministeriales: la parola ministerialis, che deriva da ministerium nell’accezione di “mestiere”, in lingua d’oïl divenne ménétrier, donde l’italiano menestrello. Ovviamente nella scala sociale i menestrelli, che erano compositori, stavano un gradino più su dei giullari (in latino ioculatores, in lingua d’oc joglar, in lingua d’oïl jongleurs), meri esecutori. E tenevano molto a questa differenziazione sociale, tanto che nella seconda metà del Duecento il trovatore Guiraut Riquier rivolse una supplica a Alfonso X il Saggio affinché con la propria autorità si esprimesse, una volta per sempre, sulla confusione che regnava nella corte riguardo alle parole trobaire (trovatore) e joglar.
la giornata inizia,annegata nella preoccupazione, ritornano i dubbi a piantare palme nel cuore vorrei che un sole nella mia età prolungata oscurasse le ferite ancora sanguinanti,
il fantasma di un sorriso sulle labbra aleggia intorno al cuore, coltiva le aperture della vita con amore raccoglie i pezzi, prende me e mi porta lontano dal dolore.
e oggi è una festa mentre mi sorridi un granello di gioia si perde sulla mia bocca
trovai diversi anni fa sul web, quando era ancora agli albori ( si usava Lycos per la ricerca) per caso la foto di un quadro che ritraeva un gruppo di amici a pranzo e la didascalia diceva “PS Krøyer : Hip, Hip, Evviva! -I pittori di Skagen”
“PS Krøyer : Hip, Hip, Evviva! -I pittori di Skagen”
e mi ha molto incuriosito perchè non sapevo dove fosse quella località e perchè il dipinto mi piaceva r èure il titolo, feci delle ricerche con una certa difficoltà sul web, ma mi aiutai anche con libri d’arte e trovai dei piccoli tesori nascosti .. era il lontano 1994 e mi si apri un mondo che non conoscevo, non solo di pittori, ma anche di scrittori scandinavi, alcuni dei quali per fortuna tradotti in inglese, è stato per me un bel periodo perchè quella parte d’Europa mi era sconosciuta e poi un po’la girai e le soprese non finirono mai e ora grazie al Blog di Claudio Cpriolo scopro piano piano anche la muisca di quella zona e la cosa mi fa felice, lo scoprire cose nuove mi rende allegra! mia figlia mi dice “mammina cosa hai per le mani di nuovo?” e scoppia a ridere ormai riconosce la mia allegria da scoperta dicevamo dunque I pittori di Skagen erano un gruppo di artisti scandinavi che si riunirono nel villaggio di Skagen , la parte più settentrionale della Danimarca , dalla fine del 1870 fino all’inizio del secolo Skagen era una destinazione estiva la cui natura scenica, l’ambiente locale e la comunità sociale attiravano artisti del nord a dipingere en plein air , emulando gli impressionisti francesi, sebbene i membri della colonia di Skagen fossero anche influenzati da movimenti realisti come la scuola di Barbizon e si sono staccati dalle tradizioni piuttosto rigide dell’Accademia reale danese di belle arti e del Royal Swedish Academy of Arts , sposando le ultime tendenze che avevano appreso a Parigi tra il gruppo c’erano Anna e Michael Ancher , Peder Severin Krøyer , Holger Drachmann , Karl Madsen , Laurits Tuxen , Marie Krøyer , Carl Locher , Viggo Johansen e Thorvald Niss dalla Danimarca, Oscar Björck e Johan Krouthén dalla Svezia, e Christian Krohg e Eilif Peterssen dalla Norvegia. Il gruppo si è riuniva regolarmente al Brøndums Inn
albergo Brøndums Inn con i pittori a pranzo
albergo Brøndums Inn ora
Skagen, nell’estremo nord dello Jutland , era la più grande comunità di pescatori in Danimarca, con più della metà della sua popolazione così impegnata, tra la gente del posto, i pescatori erano di gran lunga il soggetto più comune per i pittori di Skagen le lunghe spiagge di Skagen sono state sfruttate nei paesaggi del gruppo; , uno dei più noti pittori di Skagen, è stato ispirato dalla luce della sera ” Blue hour “, che faceva sembrare l’acqua e il cielo fondersi otticamente. Questo è catturato in uno dei suoi dipinti più famosi, Summer Evening at Skagen Beach – The Artist and his Wife(1899).
Peder Severin Krøyer -Summer Evening at Skagen Beach – The Artist and his Wife(1899).
Sebbene i pittori avessero i propri stili individuali senza alcun obbligo di aderire a un approccio o manifestare comune, uno dei loro interessi comuni era dipingere scene delle proprie riunioni sociali, giocare a carte, celebrare o semplicemente mangiare insieme. I pittori di Skagen iniziarono rapidamente a formare una comunità affiatata mentre le relazioni tra gli artisti e le giovani donne della zona crescevano. nel 1880, Michael Ancher sposò Anna Brøndum della pensione, Viggo Johansen sposò Martha Møller, cugina di Anna, e Karl Madsen sposò Helene Christensen, un’insegnante la casa in cui si trasferirono gli Anchers nel 1884 divenne un punto focale per la colonia di artisti, soprattutto perché la coppia viveva lì tutto l’anno. quando la loro figlia Helga (la bambina in Hip, Hip, Hurray! ) morì nel 1964, lasciò la casa a una fondazione che presto la trasformò in un museo Johansens ebbe una famiglia numerosa tra il 1881 e il 1886: Ellen Henriette (figlia di Henriette, sorella di Martha, morta durante il parto), Lars, Fritz, Gerda e Bodil. Possono essere visti ballare intorno all’albero di Natale nel dipinto Buon Natale di Johansen .
Viggo Johansen – Buon Natale
Un’altra figura chiave a Skagen, PS Krøyer, sposò Marie Triepcke dopo essersi innamorata di lei a Parigi nel 1888, figlia di un prospero ingegnere tedesco, si diceva che fosse la donna più bella di Copenaghen
Peder Severin Krøyer – Marie Triepcke
Tuttavia, con il passare degli anni, la salute di Krøyer iniziò a peggiorare e Marie era sempre più insoddisfatta del loro matrimonio. Il matrimonio si concluse infine con un divorzio nel 1905, quando Marie rimase incinta dopo una relazione con il compositore Hugo Alfvén che poi sposò. Krøyer morì a Skagen quattro anni dopo, apparentemente a causa di una malattia mentale. nel 1901, dopo la morte della sua prima moglie Ursule, Laurits Tuxen sposò Frederikke Treschow, un norvegese, e poco dopo acquistò la casa di Madam Bendsen a Skagen dove prima Viggo e Martha Johansen e poi Marie e PS Krøyer avevano soggiornato negli anni 1880 e la trasformò in una maestosa residenza estiva. Michael Ancher e Laurits Tuxen morirono nel 1927,Anna Ancher e Viggo Johansen nel 1935 Michael Ancher ha attirato l’attenzione sulle attrazioni della zona quando il suo Will He Round the Point? (1885)
Michael Ancher -Will He Round the Point? (1885)
fu acquistato dal re Cristiano IX . Sposò Anna Brøndum, l’unico membro del gruppo di Skagen, che divenne un’artista donna pioniera in un momento in cui alle donne non era permesso studiare alla Royal Academy di Danimarca. Oggi lo Skagens Museum , fondato nella sala da pranzo del Brøndum’s Hotel nell’ottobre 1908, ospita molte delle loro opere d’arte, circa 1.800 pezzi in totale. Molti dei dipinti sono stati digitalizzati nell’ambito di Google Art Project e sono accessibili online. Continuano ad essere organizzate mostre correlate; nel 2008, l’ Arken Museum of Modern Arta Copenhagen ha presentato “The Skagen Painters — In a New Light”, e nel 2013, il National Museum of Women in the Arts di Washington, DC ha presentato “A World Apart: Anna Ancher and the Skagen Art Colony”. I principali pittori danesi includevano Karl Madsen, Laurits Tuxen, Marie Krøyer, Carl Locher, Viggo Johansen, Thorvald Niss e, in particolare, Anna e Michael Ancher e Peder Severin Krøyer. C’erano anche pittori dal resto della Scandinavia tra cui Oscar Björck e Johan Krouthén dalla Svezia e Christian Krohg e Eilif Peterssen dalla Norvegia. Gli incontri a Skagen non erano limitati ai pittori. Fanno parte del gruppo anche gli scrittori danesi Georg Brandes , Holger Drachmann e Henrik Pontoppidan e il compositore svedese Hugo Alfvén. Uìun certo numero di altri artisti si unirono agli Skagen Painters per periodi più brevi. Dalla Danimarca Vilhelm Kyhn, Einar Hein e Frederik Lange, dalla Norvegia Frits Thaulow , Charles Lundh e Wilhelm Peters , dalla Svezia Wilhelm von Gegerfelt e Anna Palm de Rosa , dalla Germania Fritz Stoltenberg e Julius Runge , e dall’Inghilterra Adrian Stokes e il sua moglie di origine austriaca, Marianne Stokes, anche il compositore danese Carl Nielsen e sua moglie Anne Marie , una scultrice, trascorsero le estati a Skagen e alla fine acquistarono una casa estiva lì
qui termina la prima parte!! alla prossima un brano msucale di Hugo Alfvén che ho rubato QUI da Claudio Capriolo
Hugo Alfvén (1º maggio 1872 - 8 maggio 1960): Aftonen (Sera)
ho conosciuto fisicamente e musicalmente Leonard Cohen moltissimi anni fa , a Milano in un piccolo locale dove si esibiva, quasi sconosciuto, per la prima volta in Italia. ero con amici che lo conoscevano e che hanno molti insistito per farmi andare con loro e hanno fatto bene! è stato amore a prima vista! la voce bassa rauca. ma che poi si estendeva dolce e le parole dei suoi testi poesia pura! era quello che mi piace dire un poeta dell’anima e lo evidenziava nella suamusica! ho faticato parecchio a trovare dei suoi dichi qui, li ho cercati un po’ in giro e ora conservo i suoi vinile come gioielli preziosi
prima di essere un cantautore era un opoeta, era nato il 21 settembre del 1934 e nel 1954 pubblica le sue prime poesie sulla rivista CIV/n. , CIV/n era il modo in cui Ezra Pound abbreviava la parola “civilisation” ed era la rivista della scuola poetica di Montreal, curata da Louis Dudek e sua moglie. nel frattempo dopo aver comprato una chitarra e cominciato a suonarla forma assieme a Terry Devis e Mike Doddman, il gruppo country Buckskin Boys, con cui andrà a suonare in giro per matrimoni e raggranellare così qualche soldino, tuttavia la morte precoce del padre aveva lasciato una piccola fortuna a Leonard, che pertanto non aveva alcun bisogno immediato di denaro.
nel 1955 Vince il Chester MacNaghten Prize con The Sparrows e Thoughts of a Landsman, una raccolta di 5 poesie che verranno pubblicate in molte riviste letterarie e sempre nello stesso anno vince il Peterson Memorial Prize per la letteratura e si laurea in materie letterarie con una votazione altissima
pubblicò un primo album di reading nel 1957. Si trasferì nei primi anni Sessanta in un’isola greca, Hydra, divenuta in quegli anni un rifugio di artisti. Qui scrisse altre poesie e romanzi.
Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola Si perde nei nostri abbracci Come stelle contro il sole Come una foglia cadente può restare
E molte notti resistono Senza una luna, senza una stella Così resisteremo noi Quando uno dei due sarà via, lontano.
Il suo primo album da cantautore fu Songs of Leonard Cohen del 1967. Già da questo disco l’artista canadese mostrò la sua propensione al misticismo e alla malinconia, che diverrà il suo marchi di fabbrica in carriera.
E mi manchi tantissimo. non c’è nessuno in vista. e stiamo ancora facendo l’amore nella mia vita segreta
A nessuno importa se la gente vive o muore. e il commerciante vuol farti pensare che è tutto o bianco o nero grazie a dio non è così semplice nella mia vita segreta.
Il secondo album, Songs from a Room, uscì nel 1969 e arrivò a n discreto successo, grazie anche a brani come Nancy: Songs of Love and Hate, il suo terzo disco, fu ritenuto da tutti uno dei migliori di quegli anni e lo consacrò come uno dei cantautori più importanti a livello mondiale. Fu l’inizio di una carriera straordinaria, che raggiunse forse il suo apice con il disco del 1984 Various Positions, album folk rock che conteneva la canzone che rimane ancora oggi il suo marchio di fabbrica: Hallelujah. Seguirono anni di altri grandissimi successi e album d’autore che lo confermarono come uno degli più grandi poeti della canzone mondiale, l’equivalente di ciò che è stato Fabrizio De André da noi Il suo ultimo album fu You Want It Darker, pubblicato nel 2016. Dopo poche settimane dalla pubblicazione, morì in seguito a una caduta nella sua casa di Los Angeles. Era il 7 novembre 2016. La notizia del suo decesso venne resa nota solo tre giorni più tardi, il 10 novembre. Leonard Cohen ha avuto una lunga storia d’amore con l’attrice Rebecca De Mornay. I suoi due figli, Adam (che ha seguito le sue orme) e Lorca, sono nati però da una relazione con l’artista Suzanne Elrod. L’altro grande amore della sua vita è stata la norvegese Marianne Ihlen, musa di molte sue canzoni. Morì pochi mesi prima di lui.
Pur essendosi avvicinato al buddhismo, è però sempre rimasto fedele alla religione ebraica. Ebbe un rapporto occasionale con Janis Joplin. Nelle sue canzoni ha toccato spesso argomenti come l’amore, il sesso, la religione e la depressione. la malinconia e anche argomenti sociali. È stato insignito del titolo di Companion dell’Ordine del Canada, la più alta onoreficenza civile del paese nordamericano. In Italia alcune sue canzoni sono state tradotte da Fabrizio De André, Claudio Daiano e Francesco De Gregori
ripropongo questo pezzo, perchè oggi per me è un giorno speciale per ricordare la mia straordinaria nonna Colomba che mi ha insegnato la vita!
-Nonna, ma sempre quella canti?
–Matilde è la mia canzone, volare è il mio sogno, quando prendi il tuo primo stpendio mi regali un volo?
-Costa molto un “volo”?
–Se lo fai in aereo tanto, se lo fai col pensiero nulla e puoi sempre cambiare destinazione, anche all’ultimo momento
ho volato con nonna, spesso, sia fisicamente (dopo il mio primo stipendio) sia con l’anima, ho volato attraverso le sue carezze, i suoi sguardi, i suoi rimproveri, le sue inaspettate attenzioni, le sue incredibili meraviglie, di donna, di madre diversa da mia madre la musica racchiudeva ogni suo momento, canzoni popolari, nel nostro dialetto, canzoni d’amore, Rabagliati e il suo muoversi leggera, un giunco benché carico d’anni, i suoi gesti preziosi, delicati, ma anche ruvidi e i baci con lo schiocco sulle guanciotte di noi bambini. La mela quotidiana sbucciata senza far troppo scarto, con sopra un po’ di zucchero o caramellata e infilata in uno stuzzicadenti che si spezzava sempre, troppo pesante per reggere il peso.
Le mie scarpette di vernice nera col cinturino, pulite quotidianamente, lucide da togliere la vista, il nastro di raso rosso per le trecce –Ti sta bene il rosso Matilde, mi piacerebbe vederti quando ti metterai un rossetto color corallo sulle labbra
la domenica mattina. Le sei e già i suoi passetti leggeri riempiono la casa, si muove silenziosa e veloce per il pranzo della domenica, i tortelli d’erbetta, l’arrosto di vitello, i “cornetti” (fagiolini) lessi, la torta di tagliatelle e poi i passi di mia madre -Ma devi sempre alzarti così presto? va a finire che svegli tutti!! per dir la verità “tutti” si sono svegliati solo alle sue parole dette con toni molto alti
Il circo!!! la sua passione, gli acrobati, i funamboli, la ballerina sul filo, la sua gioia infantile, il suo battere le mani frenetico alzandosi sulle punte dei piedi e la paura dei leoni manifestata dalle mani davanti agli occhi, che lasciavano però uno spazio per vedere quando la paura sarebbe potuta passare.
Il suo vestito di seta blu coi fiori dipinti a mano, la gonna ampia a godet che faceva la “ruota” il mio sogno di bimba avere un vestito così per fare tante ruote, fino a quando la testa gira, gira e si cade spossati, ma felici e chiudendo gli occhi si vede il mondo danzare intorno a noi.
Il suo profumo di lavanda messo in ogni luogo, lo sento ancora, è il profumo della “ricordanza”.