all’ombra di un albero di una città d’erba verde sul far del crepuscolo mi sento perdermi in vento
stretta sotto lo scialle di mia madre sognai di me bambina di quelle sere impreviste fatte di passi conosciuti a ricordare l’incontro delle assenze nella fantasia di una attesa
lo so , piena di questo scrivo sola liberata anche dal nulla della finzione m’immergo nel mio sguardo e mi riconosco
cerco il fuoco della terra quello del cielo lo lascio a Prometeo, nessun prodigio dell’invisibile nè vittima sacra non vesto il cilicio dei profeti,
fanciullezza, rivoluzione, follia, a disgregare l’orologio della ragione a ingoiare giudizi prima della mia nascita, a spezzare eredità di parole, voce, reiterata voce a me migrante.
Tempo fa mi è tornata la voglia di scrivere in francese! chiedo scusa perchè ci saranno errori, è tanto che non lo pratico come scrittura!
Des éclats de soleil s’infiltrent à la dérobée par les fentes des stores, se posent indécis et tremblants sur les feuilles éparses de mon bureau, ravivant les couleurs des tableaux accrochés aux murs et offrant à la pièce une lumière délicate et bienveillante, comme la caresse d’une main chère.
Maintenant je me perds en observant ces jeux de lumière au couchant, ils me ramènent loin en arrière, lorsque fillette je fixais sur les murs les empreintes du soleil : en les suivant avec les doigts, je traçais des dessins fantastiques sur les parois blanches de la cuisine.
Parfois subsistaient des marques de confiture, de sucre ou de miel, comme s’il s’agissait de traînées de rêves, de désirs et d’endroits où le réel ne trouve pas sa place.
Rêves et désirs dont je ne me souviens pas, que j’ai oubliés, mais qui me plongent dans une profonde nostalgie.
meglio in italiano forse!
Frammenti di sole entrano di soppiatto tra le fessure delle tapparelle, si posano indecisi e tremolanti sui fogli sparsi della mia scrivania, rendono vivi i colori dei quadri appesi alle pareti, regalando alla stanza una luce delicata e gentile, come la carezza di una mano amata.
Mi perdo guardando questi giochi di luce ormai al tramonto. mi portano lontano nel tempo, quando bambina fissavo sui muri le impronte del sole e seguendole con le dita tracciavo disegni fantastici sulle pareti bianche della cucina.
A volte lasciavano impronte di marmellata, di zucchero o di miele, come fossero scie di sogni, di desideri, di luoghi dove il reale non aveva dimora.
Sogni e desideri che non ricordo che ho dimenticato, ma che mi lasciano dentro una struggente nostalgia
Ieri parlando con Luisa di deserti abbiamo ricordato il Wadi Rum e io ho ripescato un post che avevo fatto due anni fa proprio sul Wadi
il Wadi Rum definito anche Valle della Luna, è un affascinante Spazio di sabbia rossa da cui si alzano montagne di Roccia, fu molto amato da Laurence d’Arabia, che ne conosceva anche i piu’ reconditi segreti. si trova a 30 Km da Aqaba, quindi abbastanza vicino al Mar Rosso, ed è da tanti anni il mio posto delle Fragole. di solito per arrivare al piccolo villaggio di Rum si usa la macchina e poi se uno vuole a piedi o a cavallo entrare nel Wadi Rum è come entrare in un altro Mondo, un luogo silenzioso, enorme, incredibilmente senza tempo montagne massicce e sagomate spuntano dalla sabbia rosa/rossa, in questo scenario il deserto è vivo, palpitante, di una strana bellezza con le rupi torreggianti di pietra scavata dal tempo, e dai colori indefinibili e mutanti secondo le ore del giorno e le stagioni tutto intorno è vuoto e silenzio e in questi spazi immensi, ci si sente rimpiccioliti ridotti a granelli di sabbia ed è una senzione straordinaria, avverti fin nel profondo di far parte di quel paesaggio ti sembra di percorrere le antiche valli della luna, e di trovare ad ogni passo tesori nascosti da milleni, senti in lontananza il galoppo di L.D’Arabia, che rincorre le tue orme e le tue fantasie l’aria calda sembra gonfiare le colline e i canyon, e il cielo è limpido, terso di un azzurro cupo e a volte violento la notte ti riporta ad un cielo stellato, aperto, ci puoi leggere come in una antica mappa,l a tenda nera dei beduini è una macchia scura in un buio, mai veramente tale, i suoni di un rababa si perdono nello spazio come cerchi concentrici che si allontano con tenera malinconia ascolti il suono del silenzio, dei ricordi, dei sogni e dei desideri, del futuro amo il deserto del Wadi, come nessun altro posto che ho conosciuto, amo l’ospitalità semplice e sincera dei bedu, amo il gaue morra, forte, amaro con quel sapore di hel che ti resta nella bocca nel tempo, amo ascoltare le ballate di Abu Tarek che parlano di guerrieri e di duelli, di caccia e d’amore per splendide fanciulle dalla pelle di pesca, amo svegliarmi all’alba raccolta nella pelle di montone, col suo sapore aspro, non ancora perduto, amo le voci squllanti dei bambini trattenute per non disturbare, amo il pane sottile e trasparente cotto sulla pietra amo sì amo la sensazione di libertà assoluta, dai pensieri, dal quotidiano, da me stessa
la quarta dimensione / di pensiero verticale / esercita il potere dell’andar oltre, oltre il cosciente e gioca a scavalcare le biglie colorate gettate sulla sabbia del mar Meditterraneo
la quinta dimensione / di spazio obliquo / esordisce su livelli diversamente abili ad esorcizzare il valore del segno potando le differenze consapevoli
la sesta dimensione / di tempo estetico / fruibile con una certa precisione allenta i morsi dei cavalli bianchi di De chirico, perduti nell’alta marea
lunghezza altezza profondità lemmi di etimologia grafica o appisolanti parole sparse?
il Wadi Rum definito anche Valle della Luna, è un affascinante Spazio di sabbia rossa da cui si alzano montagne di Roccia, fu molto amato da Laurence d’Arabia, che ne conosceva anche i piu’ reconditi segreti. si trova a 30 Km da Aqaba, quindi abbastanza vicino al Mar Rosso, ed è da tanti anni il mio posto delle Fragole. di solito per arrivare al piccolo villaggio di Rum si usa la macchina e poi se uno vuole a piedi o a cavallo entrare nel Wadi Rum è come entrare in un altro Mondo, un luogo silenzioso, enorme, incredibilmente senza tempo montagne massicce e sagomate spuntano dalla sabbia rosa/rossa, in questo scenario il deserto è vivo, palpitante, di una strana bellezza con le rupi torreggianti di pietra scavata dal tempo, e dai colori indefinibili e mutanti secondo le ore del giorno e le stagioni tutto intorno è vuoto e silenzio e in questi spazi immensi, ci si sente rimpiccioliti ridotti a granelli di sabbia ed è una senzione straordinaria, avverti fin nel profondo di far parte di quel paesaggio ti sembra di percorrere le antiche valli della luna, e di trovare ad ogni passo tesori nascosti da milleni, senti in lontananza il galoppo di L.D’Arabia, che rincorre le tue orme e le tue fantasie l’aria calda sembra gonfiare le colline e i canyon, e il cielo è limpido, terso di un azzurro cupo e a volte violento la notte ti riporta ad un cielo stellato, aperto, ci puoi leggere come in una antica mappa,l a tenda nera dei beduini è una macchia scura in un buio, mai veramente tale, i suoni di un rababa si perdono nello spazio come cerchi concentrici che si allontano con tenera malinconia ascolti il suono del silenzio, dei ricordi, dei sogni e dei desideri, del futuro amo il deserto del Wadi, come nessun altro posto che ho conosciuto, amo l’ospitalità semplice e sincera dei bedu, amo il gaue morra, forte, amaro con quel sapore di hel che ti resta nella bocca nel tempo, amo ascoltare le ballate di Abu Tarek che parlano di guerrieri e di duelli, di caccia e d’amore per splendide fanciulle dalla pelle di pesca, amo svegliarmi all’alba raccolta nella pelle di montone, col suo sapore aspro, non ancora perduto, amo le voci squllanti dei bambini trattenute per non disturbare, amo il pane sottile e trasparente cotto sulla pietra amo sì amo la sensazione di libertà assoluta, dai pensieri, dal quotidiano, da me stessa