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sognai di me bambina

all’ombra di un albero
di una città d’erba verde
sul far del crepuscolo
mi sento perdermi in vento

stretta sotto lo scialle di mia madre
sognai di me bambina
di quelle sere impreviste
fatte di passi conosciuti
a ricordare l’incontro delle assenze
nella fantasia di una attesa

lo so , piena di questo scrivo sola
liberata anche dal nulla della finzione
m’immergo nel mio sguardo e mi riconosco

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cerco il fuoco della terra

non danzo sulle mie carte
come un derviscio

cerco il fuoco della terra
quello del cielo
lo lascio a Prometeo,
nessun prodigio dell’invisibile
nè vittima sacra
non vesto il cilicio dei profeti,

fanciullezza, rivoluzione, follia,
a disgregare l’orologio della ragione
a ingoiare giudizi prima della mia nascita,
a spezzare eredità di parole,
voce, reiterata voce a me migrante.

Il WADI RUM o della Valle della Luna

Ieri parlando con Luisa di deserti abbiamo ricordato il Wadi Rum e io ho ripescato un post che avevo fatto due anni fa proprio sul Wadi

il Wadi Rum definito anche Valle della Luna, è un affascinante Spazio di sabbia rossa da cui si alzano montagne di Roccia, fu molto amato da Laurence d’Arabia, che ne conosceva anche i piu’ reconditi segreti.
si trova a 30 Km da Aqaba, quindi abbastanza vicino al Mar Rosso, ed è da tanti anni il mio posto delle Fragole. di solito per arrivare al piccolo villaggio di Rum si usa la macchina e poi se uno vuole a piedi o a cavallo
entrare nel Wadi Rum è come entrare in un altro Mondo, un luogo silenzioso, enorme, incredibilmente senza tempo
montagne massicce e sagomate spuntano dalla sabbia rosa/rossa, in questo scenario il deserto è vivo, palpitante, di una strana bellezza con le rupi torreggianti di pietra scavata dal tempo, e dai colori indefinibili e mutanti secondo le ore del giorno e le stagioni
tutto intorno è vuoto e silenzio e in questi spazi immensi, ci si sente rimpiccioliti ridotti a granelli di sabbia ed è una senzione straordinaria, avverti fin nel profondo di far parte di quel paesaggio
ti sembra di percorrere le antiche valli della luna, e di trovare ad ogni passo tesori nascosti da milleni, senti in lontananza il galoppo di L.D’Arabia, che rincorre le tue orme e le tue fantasie
l’aria calda sembra gonfiare le colline e i canyon, e il cielo è limpido, terso di un azzurro cupo e a volte violento
la notte ti riporta ad un cielo stellato, aperto, ci puoi leggere come in una antica mappa,l a tenda nera dei beduini è una macchia scura in un buio, mai veramente tale, i suoni di un rababa si perdono nello spazio come cerchi concentrici che si allontano con tenera malinconia
ascolti il suono del silenzio, dei ricordi, dei sogni e dei desideri, del futuro
amo il deserto del Wadi, come nessun altro posto che ho conosciuto, amo l’ospitalità semplice e sincera dei bedu, amo il gaue morra, forte, amaro con quel sapore di hel che ti resta nella bocca nel tempo, amo ascoltare le ballate di Abu Tarek che parlano di guerrieri e di duelli, di caccia e d’amore per splendide fanciulle dalla pelle di pesca, amo svegliarmi all’alba raccolta nella pelle di montone, col suo sapore aspro, non ancora perduto, amo le voci squllanti dei bambini trattenute per non disturbare, amo il pane sottile e trasparente cotto sulla pietra
amo sì amo la sensazione di libertà assoluta, dai pensieri, dal quotidiano, da me stessa

lemmi di etimologia grafica

la quarta dimensione
/ di pensiero verticale /
esercita il potere
dell’andar oltre,
oltre il cosciente
e gioca a scavalcare le biglie colorate
gettate sulla sabbia del mar Meditterraneo

la quinta dimensione
/ di spazio obliquo /
esordisce su livelli
diversamente abili
ad esorcizzare il valore del segno
potando le differenze consapevoli

la sesta dimensione
/ di tempo estetico /
fruibile con una certa precisione
allenta i morsi dei cavalli bianchi
di De chirico, perduti nell’alta marea

lunghezza altezza profondità
lemmi di etimologia grafica
o appisolanti parole sparse?

il dolore è uno spazio vuoto

But sometimes when the night is slow,
the wretched and the meek,
we gather up our hearts and go
a thousand kisses deep
.

Leonard Cohen

il tempo rubato scivola sui fianchi
lascivi delle memorie e nuvole aspre
distendono grigi nel gelo soffiato
da bocche arse e urlanti

–Ritorna se vuoi–

— Ritorna se puoi —

ritornami in mente
nei campi ondulati
di un luglio da mietere al sole
nei prati bagnati
da gocce perlate di fresca rugiada

scendono distese a valle le ombre
di un tramonto d’estate
in file di rossi a foglie sparsi

il dolore è uno spazio vuoto
di desideri ormai cenere

Il Wadi Rum o della Valle della Luna

OGGI HO VOGLIA DI QUESTI SPAZI….

il Wadi Rum definito anche Valle della Luna, è un affascinante Spazio di sabbia rossa da cui si alzano montagne di Roccia, fu molto amato da Laurence d’Arabia, che ne conosceva anche i piu’ reconditi segreti.
si trova a 30 Km da Aqaba, quindi abbastanza vicino al Mar Rosso, ed è da tanti anni il mio posto delle Fragole. di solito per arrivare al piccolo villaggio di Rum si usa la macchina e poi se uno vuole a piedi o a cavallo
entrare nel Wadi Rum è come entrare in un altro Mondo, un luogo silenzioso, enorme, incredibilmente senza tempo
montagne massicce e sagomate spuntano dalla sabbia rosa/rossa, in questo scenario il deserto è vivo, palpitante, di una strana bellezza con le rupi torreggianti di pietra scavata dal tempo, e dai colori indefinibili e mutanti secondo le ore del giorno e le stagioni
tutto intorno è vuoto e silenzio e in questi spazi immensi, ci si sente rimpiccioliti ridotti a granelli di sabbia ed è una senzione straordinaria, avverti fin nel profondo di far parte di quel paesaggio
ti sembra di percorrere le antiche valli della luna, e di trovare ad ogni passo tesori nascosti da milleni, senti in lontananza il galoppo di L.D’Arabia, che rincorre le tue orme e le tue fantasie
l’aria calda sembra gonfiare le colline e i canyon, e il cielo è limpido, terso di un azzurro cupo e a volte violento
la notte ti riporta ad un cielo stellato, aperto, ci puoi leggere come in una antica mappa,l a tenda nera dei beduini è una macchia scura in un buio, mai veramente tale, i suoni di un rababa si perdono nello spazio come cerchi concentrici che si allontano con tenera malinconia
ascolti il suono del silenzio, dei ricordi, dei sogni e dei desideri, del futuro
amo il deserto del Wadi, come nessun altro posto che ho conosciuto, amo l’ospitalità semplice e sincera dei bedu, amo il gaue morra, forte, amaro con quel sapore di hel che ti resta nella bocca nel tempo, amo ascoltare le ballate di Abu Tarek che parlano di guerrieri e di duelli, di caccia e d’amore per splendide fanciulle dalla pelle di pesca, amo svegliarmi all’alba raccolta nella pelle di montone, col suo sapore aspro, non ancora perduto, amo le voci squllanti dei bambini trattenute per non disturbare, amo il pane sottile e trasparente cotto sulla pietra
amo sì amo la sensazione di libertà assoluta, dai pensieri, dal quotidiano, da me stessa

non mi somiglio

oggi leggendo una poesia di una amica sul suo blog , ho ricordato queste parole che scrissi tempo fa

un giorno la bellezza
si stancò di me
e corse fuori
come un’emorragia ad evaporare

non mi somiglio
ma sono nel ricordo
che ho dei miei ricordi

mi fermo a guardare gli anziani
ed è tenerezza
e vedo, la mia bellezza vede

non penso più a chi sono
ora che sono diventata un’altra.
prima di tornare a me
partirò dal nulla
e nulla mi tratterrà dall’essere

“la lunga linea d’ombra”

screpolate fessure
di voce, aperte
a un dolente sorriso
sospeso al filo leggero
di luna settembrina

corrono a grappoli,

qual suoni notturni
a farsi anima e sangue
di note slegate e dissonanti
racchiuse in onirici spettri
di vite pensate, amate
e mai interpretate.

“la lunga linea d’ombra”**

ritorna, affascina e travolge
uno scialbo quotidiano
troppo a lungo indossato.

**la linea d’ombra… citazione da Conrad

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